Anche il PC è pronto a opporsi alla spesa e preannuncia la possibilità di un referendum contro la ratifica
BELLINZONA - Anche il Partito Comunista ha deciso di opporsi in Gran Consiglio alla spesa da oltre 750'000.- franchi per la Conferenza sull’Ucraina tenutasi la scorsa estate a Lugano, e se necessario, non esclude di lanciare un referendum contro la ratifica.
Già in luglio, a margine della Conferenza, il PC aveva espresso la sua contrarietà ad un summit che, a detta dello stesso partito, «millantava di parlare di pace e ricostruzione senza però considerare una delle due parti in causa, e che invitava unicamente banchieri, imprenditori americani, oligarchi ucraini e rappresentanti del Fondo Monetario Internazionale a spartirsi la torta della ricostruzione di stampo neo-coloniale dell’Ucraina (occidentale)».
Una conferenza, sottolinea ancora il PC in una nota odierna, «ridicola a cui persino i paesi UE non hanno ritenuto utile scomodare i propri ministri ed hanno inviato a Lugano perlopiù diplomatici di terzo rango a dimostrazione del flop della nuova politica estera svizzera di sudditanza agli USA, svendipatria e sempre più lontana dalla neutralità».
I Comunisti si dicono quindi «non disposti a spendere un centesimo pubblico per le manie di grandezza del direttore del DFAE, grazie alle quali i poteri che ambiscono a spartirsi l’Ucraina hanno potuto riunirsi in una città blindata, senza avere peraltro alcuna intenzione di agevolare un processo di pace nel paese».