La consultazione sul PECC scadeva ieri. I socialisti: «Sì a indipendenza energetica e neutralità climatica, ma si può fare di più».
BELLINZONA - Scadeva ieri la consultazione in merito al nuovo Piano energetico e climatico cantonale (PECC) che il Governo aveva lanciato lo scorso primo febbraio. Il documento, ricordiamo, prevedeva in sostanza quattro pilastri: la riduzione dei consumi, l'aumento della produzione di energia (specie rinnovabile), la diminuzione della produzione e della presenza di C02 e la mitigazione degli effetti del cambiamento climatico.
Autonomia «necessaria»
Riassumendo ancora il concetto, il Cantone punta all'indipendenza energetica e alla neutralità climatica. Un obiettivo, questo, «condiviso» anche dal Partito socialista che oggi ha reso noto la propria risposta alla consultazione. «La crisi climatica - scrive il PS - è ormai davanti agli occhi di tutti: il tempo scarseggia e le misure sono urgenti. La realtà energetica sta mutando: la fine delle forniture di petrolio e gas russi e la crisi del nucleare francese ci hanno mostrato come una politica energetica più autonoma sia necessaria».
«Giustizia climatica»
Nella risposta al Cantone il PS ha messo alcuni puntini sulle "i" ad alcuni dei provvedimenti proposti soprattutto per quel che riguarda il principio di giustizia climatica. «I costi della transizione energetica e dell’adattamento climatico, compresi i costi della salute per i periodi di canicola, devono esser ripartiti equamente, senza colpire in modo ingiusto le fasce economicamente fragili e gli anziani. Per questo, considerato come la trasformazione della rete elettrica sia la colonna della decarbonizzazione, gli enti pubblici dovranno rinunciare a tasse di concessione e utili».
Risparmio energetico e fotovoltaico
Tra le misure che il PS privilegia troviamo quelle che hanno già «avuto successo» negli ultimi dieci anni. Su tutti risparmio energetico e la promozione del fotovoltaico. Per il primo i socialisti ricordano che «rispetto al 2008, nel 2021 il consumo globale di energia si è ridotto dell'8%, raggiungendo ampiamente l'obiettivo di una riduzione del 3% entro il 2020 fissato nel PEC-2013. Mentre per il secondo il PS sottolinea come la «produzione reale (134 GWh/a) superi ampiamente la previsione del PEC-2013 di 29 GWh/a nel 2020». Considerati i dati della mappatura solare federale, il potenziale teorico dei tetti è pari a 5'000 GWh/anno, con un potenziale reale di 2'500-3'000. Per questo motivo il PS propone «un obiettivo più ambizioso di 2'000 GWh/a, invece dei 1'500 prefissati».
«L'AET diventi centrale»
Per quel che concerne gli altri settori (eolico, mini-idroelettrico, mini-eolico, solare alpino), i socialisti raccomandano «prudenza, valutazione dell’efficacia e del rapporto costi/benefici e ponderazione dei vari interessi». Mentre il ruolo di AET «deve essere chiarito e potenziato. I distributori - secondo le osservazioni scritte dal PS - dovrebbero «avere un obbligo di acquistare energia elettrica da AET, nel senso di privilegiare gli interessi degli stakeholder (il Ticino, l’ambiente, l’idroelettrico ticinese) rispetto a quelli degli shareholder (Comuni e azionisti). Una maggiore collaborazione, specialmente su provvedimenti specifici, è necessaria. AET potrebbe diventare l’unico centro di acquisto di energia elettrica per tutto il Cantone o almeno per quei distributori che poi invocheranno aiuti del Cantone in caso di difficoltà di mercato».
Zero emissioni già dal 2040
Infine il PS chiede che la Svizzera come agli altri Paesi industrializzati (area OCSE), e quindi anche il Ticino, anticipino già al 2040 il raggiungimento dell’obiettivo di emissioni netto zero. Un concetto, questo, sostenuto anche dal WWF. «Questo per concedere ai Paesi in via di sviluppo, che finora hanno pesato meno sulle emissioni globali di CO2, di posticipare l’obiettivo della neutralità climatica al 2060».