Finito lo scrutinio. I favorevoli sono stati il 56,8%. Ocst rammaricato dall'esito. Il Centro: «Boccata d'ossigeno».
BELLINZONA - Negozi aperti più a lungo e più spesso? La “liberalizzazione” del settore ha convinto i ticinesi.
È terminato lo scrutinio dei 106 comuni: A essere favorevole alla legge è il 56,8% dei cittadini, mentre è contrario il 43,2%. A Lugano larga vittoria del sì col 63,6%. A Bellinzona, i favorevoli sono stati il 52,1%. A Mendrisio, il sì è davanti col 56,3%. A Locarno, invece, i favorevoli sono il 50,2%.
Al termine di un dibattito lungo e combattuto, il Parlamento, a ottobre, ha approvato la modifica della legge sull’apertura dei negozi. I cambiamenti sono grosso modo tre: più aperture domenicali (da tre a quattro l’anno) e l’estensione dell’orario, dalle 18 alle 19, nei festivi settimanali e le domeniche prima di Natale. Inoltre, cresce il numero dei negozi che avranno diritto alle deroghe concesse per le località turistiche attraverso un aumento della superficie: l’attuale limite di 200 metri quadrati passa a 400.
Contro questa decisione, i sindacati UNIA e OCST (con il sostegno del Partito socialista) avevano però deciso di lanciare un referendum che in poco più di due mesi aveva raccolto 7’618 firme valide, mandando - di fatto - tutti alle urne.
Per i favorevoli, la modifica della legge permette di contrastare la concorrenza italiana e aiutare i piccoli commerci. Inoltre, i sostenitori del sì hanno insistito sul fatto che le aperture domenicali non siano un obbligo, bensì una possibilità.
Per i contrari, la decisione del Parlamento è stata presa senza valutare gli effetti sul personale e tenendo in considerazione unicamente i bisogni dei grandi commerci. Inoltre, per i membri del comitato, infine, la domenica è un giorno da dedicare a famiglia, spiritualità, cultura, riposo, svago e sport.
Arriva, intanto, la prima reazione, a firma OCST, rammaricato dall'esito. «Emerge comunque che una parte consistente della società mette in primo piano le persone rispetto alla pretesa esasperata del consumismo. Emerge pure una grande solidarietà con le lavoratrici e i lavoratori del settore della vendita le cui condizioni di lavoro devono essere ancora migliorate». Alla luce delle modifiche decise oggi, «si impone anche la necessità di avviare il confronto sociale ed entrare nel concreto della discussione per il rinnovo del Contratto collettivo di lavoro. Un contratto che, come detto, dovrà essere migliorativo delle condizioni di lavoro per il personale. Ad esempio, attraverso soluzioni a sostegno della conciliazione tra lavoro e vita familiare, alla frammentazione del tempo di lavoro e alla rivalutazione dei salari minimi ed effettivi». Nel rispetto del voto odierno, «restiamo però convinti che a fare la differenza non sarà mai l’estensione degli orari di apertura. Il commercio in Ticino, nella sua quotidianità, soffre di altri fattori quali, in particolare, le vendite online e il turismo degli acquisti a sua volta condizionato dal basso potere d’acquisto dei salari ticinesi».
Per Unia il sì «è uno schiaffo al personale della vendita» che desta «preoccupazione e delusione». Questa decisione «liberalizza il lavoro domenicale e festivo e avrà conseguenze pesanti sulle condizioni di lavoro, di salute e di vita di migliaia di lavoratrici e di lavoratori del settore della vendita e sulle loro famiglie». Per il sindacato «è però chiaro che il 56,8% di sì uscito oggi dalle urne non rappresenta un lasciapassare per ulteriori liberalizzazioni: il fatto che 43 cittadini su 100 continui ad opporsi a questa pericolosa deriva dovrebbe indurre la politica a una certa prudenza. Anche se probabilmente, vista l’insaziabilità delle forze liberiste, non sarà così».
Il Centro, con una nota, «prende atto del risultato scaturito dalle urne. Questa modifica permetterà ai piccoli negozi di beneficiare di orari di apertura facilitati e di andare in questo modo incontro alle esigenze dei propri clienti e del turismo, che sempre di più chiede una maggior flessibilità oraria. Si tratta di una boccata d’ossigeno per i nostri commerci penalizzati dal crescente commercio online e dalla concorrenza d’oltre frontiera».
Soddisfatta anche la Federcommercio: «I cittadini ticinesi hanno fatto una scelta ponderata e lungimirante a favore della flessibilità competitiva e del progresso economico. Questo risultato rappresenta una vittoria per i piccoli commercianti, i consumatori e l'intera economia locale. Il Sì è un segnale di fiducia nella capacità della nostra comunità di adattarsi alle esigenze di un'economia in continua evoluzione, inclusa quella generata dal turismo. Il Sì è pure un segnale di maturato giudizio che non ha abboccato a certe teorizzazioni demagogiche delle aree politiche più attive nel contrastare questa piccola porzione di flessibilità in più per il piccolo commercio locale».
Per i verdi «questo sì permetterà un ulteriore passo (dopo quello di tre anni fa) verso un’apertura generalizzata dei negozi la domenica e di conseguenza un peggioramento delle condizioni di lavoro di molti lavoratori e lavoratrici. Resteremo vigili tutelando le condizioni lavorative delle persone impiegate in questo settore e ci impegneremo affinché le aperture domenicali restino delle eccezioni e non diventino la regola».