Lorenzo Quadri ha chiesto a Berna di allestire un rapporto per la creazione di una cassa malati unica.
BERNA - Il continuo rincaro dei premi di cassa malati continua ad accendere il dibattito politico svizzero, in cerca di possibili soluzioni per tentare di limitare il loro aumento. A riguardo il consigliere nazionale della Lega dei Ticinesi, Lorenzo Quadri, ha presentato un postulato al Consiglio federale per chiedere di allestire un rapporto che valuti da un lato la creazione di un'assicurazione malattia unica e pubblica a livello nazionale e, dall’altro, la formazione di casse malati pubbliche cantonali.
Costi insostenibili - «Il susseguirsi di pesanti aumenti di premio - scrive Quadri - rende il pagamento di un’assicurazione sociale obbligatoria insostenibile per i cittadini. Di questo passo, la maggior parte degli abitanti - a maggior ragione in Cantoni come il Ticino, dove gli stipendi sono chiaramente inferiori alla media nazionale e i premi superiori - non sarà più in grado di far fronte ai premi di cassa malati senza un aiuto statale. Né ci si può attendere un’inversione di questa tendenza». Ecco perché ora la possibilità di una cassa malati unica pare una soluzione idonea data la situazione. Nonostante, negli anni addietro, il popolo abbia ripetuto più volte il proprio"no" a tale misura. L’ultima volta nel 2014, quando i cittadini elvetici si erano detti contrari per il 62%. Sulla stessa linea, ben 22 Cantoni.
Situazione che tuttavia ora «appare profondamente cambiata», giudica il consigliere nazionale. «Il sistema attuale, in mancanza di sostanziali correttivi, è destinato all’implosione», aggiunge. Una consapevolezza sempre più evidente anche per «gli stessi assicuratori di malattia».
«In 25 anni premi più cari del 146%» - «Una cassa malati unica e pubblica per l’assicurazione di base LAMal non avrebbe di per sé incidenza sui costi sanitari», chiosa. E descrive un meccanismo di formazione dei premi e delle riserve «macchinoso e opaco. Manca pure la necessaria chiarezza su eventuali flussi finanziari dall’assicurazione obbligatoria (che non permette di fare utili) a quella facoltativa», aggiunge. Stando a quanto scritto dal leghista, inoltre, tali riserve sarebbero in esubero «per svariati miliardi» e «non vengono restituite ai cittadini». In più «gli assicuratori bruciano miliardi in borsa: il CF Berset ha di recente parlato di perdite per 1,8 miliardi sui mercati finanziari».
Cosa non funziona - Il sistema attuale genera inoltre un numero spropositato di manager e consiglieri d’amministrazione degli assicuratori malattia, che «dispongono di numerose sottocasse, ciascuna con una propria gerarchia». Ciò significa «una moltiplicazione dei costi provocati dagli organi dirigenziali». Quadri punta poi il dito contro la cosiddetta a struttura “a matrioska” che «porta un singolo assicuratore ad avere anche oltre cento consiglieri d’amministrazione».
Conflitto di interesse - Da diverso tempo e da più parti politiche viene spesso denunciata la paradossale situazione per cui diversi «membri ben remunerati di questi organi dirigenziali o di quelli di associazioni mantello degli assicuratori malattia», siedono nell’Assemblea federale, e in particolare nelle Commissioni della Sicurezza Sociale e della Sanità di entrambe le Camere, rammenta quadri. «L’estrema lobbizzazione del sistema sanitario - dice - ostacola la ricerca di soluzioni per abbassare i premi».
Cassa malati unica e pubblica - Per Quadri sarebbe una soluzione «più agevole» anche «per far confluire un contributo federale per ridurre i premi a tutti». Nel suo postulato invita, infine, a valutare anche la possibilità di costituire delle casse pubbliche sul proprio territorio, nonostante nella primavera del 2022, «un’iniziativa cantonale di Neuchâtel in tal senso sia stata respinta dalle Camere federali».