Via libera dell'aula quasi all'unanimità (solo un voto contrario): ora la palla passa al Governo.
BELLINZONA - È approdato questo martedì in aula il rapporto della commissione gestione e finanze sull’audit esterno, dai poteri accresciuti, stilato in merito al caso dell’ex alto funzionario del DSS condannato nel 2021 per coazione sessuale e violenza carnale. Al termine della lunga discussione, durata oltre quattro ore, il documento è stato approvato quasi all’unanimità (63 voti favorevoli e un solo contrario). Bocciati, invece, i quattro emendamenti presentati dall'MPS. Ora la palla passa al Consiglio di Stato: avrà sei mesi per presentare elementi operativi.
Sei i relatori del documento, sottoscritto da tutti partiti della commissione: Samantha Bourgoin (Verdi), Fiorenzo Dadò (Il centro), Natalia Ferrara (PLR), Michele Guerra (Lega), Paolo Pamini (UDC) e Fabrizio Sirica (PS). «Il rapporto è accurato e ci dà tanti spunti di riflessione. Però, non si può parlare di questa storia senza partire dalle vittime», commenta Ferrara. «Purtroppo non si può riavvolgere il film: ora serve avviare le dovute riforme. E bisogna porgere ufficialmente le scuse a chi ha subito il torto», aggiunge Dadò. «Mai più un caso del genere - continua Guerra - si è toccato qualcosa di orribile, triste e che tocca nel profondo la politica ticinese». Per Sirica «si sono susseguiti errori dovuti anche all’inadeguatezza della struttura cantonale. È stato un errore non sanzionare formalmente il funzionario». Pamini, pur non volendo «fare accuse», si dichiara «allibito dal fatto che il Governo non sia stato in grado due anni fa di scoprire ciò che, di fatto, ha portato alla luce l’audit». Infine, Bourgoin sottolinea l’importanza di evitare la spettacolarizzazione quando si parla di abusi: «Chi denuncia ha diritto alla protezione della propria sfera personale».
Nel rapporto si sottolinea come l’audit, di cui «condivide pienamente le sei raccomandazioni», abbia «il merito di aver identificato una serie di lacune nelle prassi e nelle procedure applicate dall’Amministrazione che probabilmente non sono ancora pienamente colmate». Per la commissione «è importante che ci si renda conto della differenza tra un’infrazione penale, un crimine o un delitto di natura sessuale e altri comportamenti che rientrano nell’ambito delle molestie sessuali, ma che non sono per forza di natura penale. È perciò fondamentale affrontare un grande lavoro di informazione e di formazione dei funzionari, ma anche all’interno della società».
Particolarmente duro l’intervento di Tuto Rossi (UDC) nei confronti del partito dell’ex funzionario (chiamato per nome e cognome). Tamara Merlo (Più donne) ha sottolineato il bisogno di un cambiamento culturale. Mentre Pino Sergi (MPS) ha ribadito la necessità di sradicare la cultura sessista «a suon di campagne martellanti».
Il direttore del DSS Raffaele De Rosa, dopo aver espresso solidarietà e vicinanza a tutte le vittime, ha ribadito la necessità dell’impegno «da parte di tutti per cambiare la cultura della nostra società. Dei passi avanti sono stati fatti, ma serve di più». Il Consiglio di Stato non si è ancora chinato sulle raccomandazioni ma, «a una prima lettura, le recepiamo positivamente e avremo modo di approfondirle: nei prossimi sei mesi daremo risposte dettagliate e precise».
A inizio marzo, durante una conferenza stampa, era stato reso noto il contenuto dell’audit. Sono sei, in estrema sintesi, le raccomandazioni messe nero su bianco dallo studio legale TroilletMeier-Raetzo di Ginevra: si suggerisce il miglioramento della direttiva concernente le molestie psicologiche, sessuali e le discriminazioni, oltre al rafforzamento della credibilità del sistema di segnalazione. Inoltre, si raccomanda d’includere nella formazione dei funzionari le definizioni delle varie violazioni dell’integrità personale. Si consiglia di svolgere sondaggi regolari sul clima di lavoro e di creare regole per disciplinare la gestione del dossier del personale. Infine, si consiglia l’avvio di verifiche periodiche da parte del controllo cantonale delle finanze sui temi delle raccomandazioni.
I fatti, in breve
L'ex funzionario del Dss era stato sospeso dalla sua posizione lavorativa all'interno dell'amministrazione cantonale nel giugno del 2018, per poi essere licenziato nel 2019. Nell'aprile 2021 è stato condannato dalla Corte d'appello a 18 mesi di detenzione sospesi. Una pena, questa, più severa rispetto a quella decisa inizialmente in primo grado. L'uomo, oggi 63enne, è stato ritenuto colpevole di coazione sessuale e violenza carnale per aver abusato di una ragazza, all'epoca appena 18enne, conosciuta nell'ambito delle attività giovanili da lui promosse in seno all'amministrazione cantonale. L'ex funzionario era invece stato prosciolto dalle imputazioni concernenti altre due ragazze, una 17enne e una 24enne.