Il parlamentare de Il Centro: «Peccato che poi vinca chi urla e le spara grosse». Il collega leghista: «Il Ticino va rappresentato»
LUGANO/BERNA - In termini di influenza (politica e pubblica), come se la sono cavata nell'ultimo anno i rappresentanti ticinesi a Berna? Stando all'Influence Index Svizzera 2023 di BCW, a livello ticinese è Marco Romano (Il Centro) - in decima posizione per influenza politica e al 103esimo per influenza pubblica -, il rappresentate ticinese più quotato. Se Romano è in testa, Lorenzo Quadri (Lega) - rispettivamente al 188esimo e al 78esimo posto -, si posiziona ultimo nella classifica ticinese*.
Ma cosa ne pensano i diretti interessati?
«Felice, ma non torno sui miei passi» - «È bello lasciare la politica in questo momento - commenta a caldo Romano -. È la dimostrazione che lavorando sodo si ottengono risultati. Tuttavia questo ranking non mi fa assolutamente cambiare idea», spiega il consigliere nazionale che, già in aprile, ha comunicato di non volere correre per una nuova legislatura.
«Oggi vince chi urla e la spara grossa» - Nelle parole del consigliere nazionale, tuttavia si legge un po' di amarezza: «Oggi piace quello che polarizza, chi urla più forte e la spara più grossa. Questa classifica mostra però che a contare a Berna sono coloro in grado di trovare soluzioni e maggioranze, che a volte dicono ciò che la gente non ama sentirsi dire, ma che fanno di tutto per trovare un compromesso tra gli interessi in gioco. Purtroppo i risultati elettorali premiano chi sta in fondo a queste liste, perché sono capaci di vendersi solleticando le loro emozioni dell'elettorato».
L'ausipio di Romano è che questi dati siano «un segnale di cambiamento. Il sistema politico svizzero è unico ed eccezionale - prosegue il parlamentare -. Da noi ogni soluzione passa dalla costruzione di compromessi e dalla capacità di tessere relazioni che generano la maggioranza nelle due camere. Oggi però abbiamo una destra e una sinistra staccate da quella che è la cultura politica del nostro paese, ferme sulle loro posizioni e pronte a solleticare la pancia del Paese. Agli altri spetta risolvere i problemi».
«Molte volte - conclude -, alla fine di una sessione parlamentare, ho guardato gli interventi fatti, le prese di posizione, le maggioranze costruite. Poi ho rivolto uno sguardo a quei colleghi rimasti in un angolino senza parlare con nessuno. Spesso sono praticamente sconosciuti. Poi tornano in Ticino come eroi, osannati. Come coloro che picchiano i pugni sul tavolo a Berna. Ma qui non serve picchiare i pugni sul tavolo, anzi. Se lo si fa si rimane da soli».
«Altre classifiche mi vedono primeggiare» - La possibilità di commentare l'indice di BCW è stata data anche a chi, in fondo alla classifica, a fare la parte dell'ultimo della classe proprio non ci vuole stare. «Questo ranking non ha alcun valore oggettivo. Non sono assolutamente chiari i presupposti secondo i quali è stata redatta la classifica, che comunque va in contraddizione con altre stilate su indicatori misurabili», replica secco Lorenzo Quadri, da poco risultato "campione" di mozioni (secondo assoluto con 26 presentate, anche se nessuna approvata).
«Posizione minoritaria, ma il Ticino va rappresentato» - Per Quadri, l'influenza politica dei deputati «non è un fattore misurabile, non risponde a logiche immediate di causa effetto. Sicuramente - incalza - la classifica non fornisce alcuna indicazione sul lavoro svolto. Al massimo sembra la graduatoria di chi è più vicino a posizioni maggioritarie. Vuol dire che le posizioni di minoranza non devono venire rappresentate?». Per il leghista, insomma, è fisiologico che chi rappresenta un movimento che esiste solo a livello cantonale e «che si pone in contrasto con il "pensiero unico"» risulti «svantaggiato in graduatorie che misurano la vicinanza al mainstream e magari all'Ue».
«Manipolazione a scopo elettorale» - Quadri storce il naso anche per quanto riguarda la bassa influenza pubblica attribuitagli: «Forse non hanno considerato che io dirigo anche un giornale». Insomma, questa classifica non gli è piaciuta per niente, anzi. «È evidentemente una manipolazione a scopo elettorale mirata a mettere in buona luce determinate aree politiche e a metterne in cattiva luce altre», conclude.