Il parlamento respinge la proposta.
BELLINZONA - L’aula ha deciso per il no. Il venerdì Santo non sarà inserito fra i giorni festivi ufficiali. Con 41 voti a favore e 31 contrari, l’aula ha approvato il rapporto di maggioranza e, quindi, bocciato l’iniziativa parlamentare firmata dall’ex deputato leghista Fabio Badasci e ripresa da Omar Balli (Lega).
La proposta, nell’intenzione degli iniziativisti originari, mirava a migliorare la mobilità in un periodo, verosimilmente, di grande affluenza turistica. «Già oggi - si legge nel documento datato 2019 - diverse aziende o perché hanno la sede in Svizzera interna o per scelta personale religiosa o di opportunità chiudono la propria ditta e preferiscono “liberare il traffico” dai mezzi edili, dando un giusto aiuto alla mobilità già resa molto difficile in questa particolare giornata». «Abbiamo molti giorni festivi? È un record positivo, spero nessuno pensi che il nostro sia un cantone di lazzaroni - ha aggiunto Balli - La questione della mobilità è evidente per chi deve spostarsi il venerdì: è catastrofica».
La proposta ha trovato l’ok di alcuni deputati di Ps, Verdi e Centro: «Seppure con un minimo impatto - si legge nel rapporto di minoranza - l’aggiunta di un nuovo giorno festivo (riconosciuto in altri 24 Cantoni) non parificato alla domenica permetterebbe un ulteriore momento di riposo per le lavoratrici e i lavoratori». Inoltre, «la possibilità di chiudere alcune aziende attive sul territorio, consentirebbe non tanto di liberare le strade dal traffico, quanto più di liberare da ore di attesa in colonna chi per lavoro deve spostarsi lungo il territorio».
Inoltre, ha aggiunto la relatrice Giulia Petralli (Verdi), «chi teme ripercussioni sugli incassi della grande distribuzione non ha nulla da temere. I negozi rimarranno, purtroppo, aperti».
Contraria, invece, una parte maggioritaria della commissione Costituzione e leggi, composta da granconsiglieri della Lega, del Plr, del Centro e dell’UDC. «Senza modificare la Legge di applicazione della legge federale sul lavoro nell’industria, nell’artigianato e nel commercio e della legge federale sul lavoro a domicilio», si «andrebbe a creare un’incongruenza fra le due leggi. I giorni festivi sono già adeguatamente distribuiti nel corso di tutto l’anno». Per la relatrice Roberta Passardi (PLR) «diventeremmo l’unico cantone con 16 giorni festivi. Inoltre, l’iniziativa avrebbe un impatto economico negativo».
L’aula, infine, ha votato per il no. I giorni festivi in Ticino, quindi, resteranno 15, come nel canton Svitto.