La mozione inoltrata da Lorenzo Quadri a Berna che esorta a introdurre una clausola di salvaguardia
BELLINZONA - Il numero dei frontalieri ha raggiunto un nuovo record, arrivando a sfiorare gli 80 mila lavoratori. Per il consigliere nazionale, Lorenzo Quadri, è giunta l'ora di «elaborare e introdurre una di salvaguardia a tutela del mercato del lavoro ticinese, mirata a fronteggiare il continuo aumento dei frontalieri, da troppo tempo insostenibile per il tessuto lavorativo e sociale del Cantone».
«È evidente che una tale cifra, su una popolazione di circa 350mila abitanti, è del tutto sproporzionata e non risponde ad alcuna “esigenza dell’economia”. Si rileva l’esplosione del frontalierato nel settore terziario: prima della libera circolazione delle persone, i permessi G attivi in questo settore erano circa 10mila, oggi sono cinque volte di più», scrive Quadri.
«Simili cifre - continua - certificano, semmai ve ne fosse ancora bisogno, l’inutilità della “preferenza indigena light”; inutilità peraltro programmata e voluta».
Nuovo accordo sui frontalieri: lavorare in Svizzera è ancora vantaggioso
«Il “nuovo” accordo sulla fiscalità dei frontalieri aumenta la pressione fiscale su questi ultimi; ciononostante, la differenza salariale tra Svizzera (Ticino) ed Italia rimane estremamente importante. Il progressivo rafforzamento del franco sull’euro accresce notevolmente il divario: un frontaliere che nel 2008 guadagnava 3000 franchi al mese, dopo averli convertiti in euro si trovava in tasca 1800 euro. Oggi lo stesso frontaliere, con lo stesso stipendio svizzero, di euro ne guadagna oltre 3100. A ciò si aggiunge che, con il nuovo accordo sui frontalieri, il moltiplicatore comunale medio d’imposta applicato ai permessi G scenderà al 79% contro il 100% attuale; il che implica un importante sgravio fiscale a beneficio dei frontalieri», asserisce.
«Disinteresse nei confronti del mercato del lavoro ticinese»
Compara poi la situazione tra la vicina Italia e la Svizzera. «L’Italia sta tentando varie misure per scoraggiare la partenza verso il Ticino di determinati profili professionali, in particolare nel campo infermieristico.
A livello federale si assiste per contro a un generalizzato disinteresse nei confronti della situazione sul mercato del lavoro ticinese. Il CF si nasconde dietro alle statistiche della SECO sulla disoccupazione le quali, conteggiando solo il numero degli iscritti agli URC, forniscono una visione distorta della realtà sul territorio».
Accordo sul telelavoro, contro i residenti
«Il recente accordo sul telelavoro dei frontalieri, sottoscritto dal CF, porterà a ulteriori abusi e distorsioni a danno dei lavoratori residenti, dal momento che l’ “home office” dei permessi G sfuggirà a ogni controllo».
E conclude sottolineando «la necessità di elaborare una clausola di salvaguardia a tutela del mercato del lavoro ticinese», «nell’interesse della fascia di confine sia svizzera che italiana». Invita quindi a instaurare «un dialogo al proposito, in particolare con la Regione Lombardia, è certamente possibile e necessario».