Sotto i riflettori l'Istituto di previdenza del Canton Ticino e la dismissione finanziaria di investimenti di matrice russa
BELLINZONA - «Un mese dopo l’invasione dell’Ucraina da parte dell'esercito russo (era il 24 febbraio 2022), l’Istituto di Previdenza del Cantone Ticino (IPCT) pubblicava un comunicato sul suo sito internet dal titolato "Investimenti dell’IPCT in Russia e Ucraina e comunicava che deteneva titoli russi per circa lo 0,05% del proprio patrimonio (5.4 miliardi di franchi). A quasi due anni da questa terribile aggressione e con la guerra ancora in corso, chiediamo se l'IPCT detiene ancora oggi, direttamente o indirettamente, titoli azionari e/o obbligazionari legati, se sì, a quanto ammonta questo valore e in quale settore sono investiti esattamente».
È uno stralcio dell'interrogazione presentata da MPS-Indipendenti firmata da Matteo Pronzini e Giuseppe Sergi. I due esponenti politici si rifanno a quanto era stato comunicato quasi due anni fa dall'ente previdenziale ticinese. «In quel comunicato - scrivono i firmatari dell'interrogazione - sembrava di capire che se questi titoli fossero stati disinvestiti direttamente da IPCT, avrebbero avuto dei costi “non indifferenti”. Viceversa non ci sarebbero state conseguenze finanziarie se rimossi dai provider che li gestivano. Veniva altresì sottolineato che il mercato rendeva particolarmente difficile vendere titoli russi».
Così gli interroganti chiedono oggi «quali azioni concrete sono state avviate da parte di IPCT per liberarsi di questi titoli e se IPCT non detiene più alcun titolo russo, quando è stato possibile liberarsene, a quali condizioni e con quali conseguenze finanziarie».