Una voce fuori dal coro quella dell'Associazione Giuristi/e Democratici/che Ticino. «Questa votazione mostra tutta l’inadeguatezza di Gobbi»
LUGANO - A pochi giorni ormai dalla votazione sul futuro e nuovo palazzo di Giustizia, si fa notare la voce dell'Associazione Giuristi/e democratici/che Ticino (AGDT). Ed è una voce che senza troppi raggiri e peli sula sulla lingua dice no al referendum sullo stanziamento di un credito di 80 milioni di franchi per l’acquisto dell’edificio ex Banca del Gottardo di proprietà di EFG Bank SA e successiva ristrutturazione (vedi box sotto).
Prima di entrare nel merito dei motivi di questo no, è utile presentare l'Associazione di giuristi/e democratici/che. Si tratta di un'associazione nata nella primavera del 2023 e creata dall'avvocato Martino Colombo, che ricopre la carica di segretario dell’Associazione, e Filippo Contarini. Si tratta di un gruppo di giuristi progressisti che - si legge nel loro statuto - «promuove in collaborazione con organizzazioni progressiste in Ticino e in Svizzera (segnatamente sindacati, associazioni per la tutela delle inquiline, delle consumatrici e dell’ambiente), l’espansione dei diritti e delle libertà democratiche, l’uguaglianza di genere e la solidarietà con le persone svantaggiate». E soprattutto «offre la sua collaborazione e sostegno ai movimenti sociali e ai sindacati che operano per la difesa collettiva di categorie non sufficientemente tutelate dall’ordinamento giuridico vigente».
Insomma, un'associazione che si «sforza di rompere con una visione statica e conservatrice della legge e di sviluppare pratiche professionali alternative». Ed è una posizione sicuramente alternativa - rispetto a quanto finora hanno detto esponenti della magistratura ticinese - quella che hanno espresso per sostenere il no alla realizzazione della cittadella della giustizia. «AGDT - si legge nel loro comunicato - è ben consapevole di tutti i limiti logistici che vive il sistema giudiziario in questo momento. Limiti evidenti da decenni, ma a cui il sistema politico non ha saputo porre rimedio. Ora in fretta e furia si è deciso di costruire una pomposa “Cittadella della giustizia” senza farsi guidare dai più basilari principi costituzionali. Ci dispiace constatare che autorevoli colleghi non abbiano messo il diritto davanti alle riflessioni di opportunità».
Alla base del rifiuto a sostenere il referendum c'è l'incapacità della politica a risolvere i problemi della giustizia. «In Ticino, il Tribunale penale cantonale (TPC) e la Corte di appello e revisione penale (CARP) fanno parte del Tribunale d'appello. Questo significa che un giudice del TPC, qualora diventi presidente del Tribunale d'appello, si troverebbe gerarchicamente superiore al giudice della CARP che giudica le sue sentenze in seconda istanza. Questa situazione incresciosa poteva essere risolta negli ultimi due decenni, così non è stato. Ora la politica vuole riunire i due tribunali sotto lo stesso tetto, senza risolvere il problema delle gerarchie interne. Assistiamo increduli alle tante prese di posizioni che chiedono di votare SÌ affermando che la giustizia per essere efficiente deve anche apparire dignitosa. Ribadiamo che la prima apparenza di una giustizia efficace sta nella garanzia di indipendenza di giudizio».
Infine l'attacco a Norman Gobbi, reo di non aver fatto nulla in tutti questi anni. «Il nostro no - spiegano - non è un no logistico, non è questione né di milioni né di investimenti. Il nostro no è un no giuridico, perché il caos che regna nel sistema giudiziario ticinese con la riunione di diverse istanze in un solo palazzo non potrà che essere peggiorato. Ma è anche un no politico, perché questa votazione mostra ancora una volta (e sinceramente non ce n'era proprio bisogno) tutta l’inadeguatezza di Norman Gobbi a capo del Dipartimento delle istituzioni: ha avuto ormai quasi 15 anni per riformare la giustizia ticinese e tutto quello che ha ottenuto è mantenere i problemi esattamente come sono».
Cosa andiamo a votare?
Il prossimo 9 giugno voteremo - tra le altre cose - se accettare o meno il decreto legislativo concernente lo stanziamento di un credito di 76’000’000 di franchi per l’acquisto dell’edificio ex Banca del Gottardo di proprietà di EFG Bank SA e di un credito di 6’440’000 franchi per la progettazione della sua ristrutturazione e dell’adeguamento logistico nonché per uno studio di fattibilità e progettazione per gli spazi destinati alla sede provvisoria necessaria per la ristrutturazione del Palazzo di giustizia.