Le accuse sui lavori nelle valli Bavona e Lavizzara: «Si vocifera di forti pressioni da parte dell'edilizia»
BELLINZONA - L’esercito verrà impiegato fino al 28 luglio nelle Valli Bavona e Lavizzara per ultimare la costruzione del ponte di supporto a Cevio e per aiutare le popolazioni nel tornare alla normalità.
Un impiego che ha permesso la costruzione di un ponte provvisorio di 61 metri a Visletto in tempi record. «Tuttavia - segnala Alain Bühler (Udc) assieme ad altri firmatari in un'interrogazione* - , prima che le due valli possano ritornare alla normalità, passeranno verosimilmente ancora molti mesi se non anni». «Anche solo per poter beneficiare del ripristino dei servizi e delle infrastrutture di base, quali strade di accesso provvisorie e acquedotti funzionanti, si renderanno necessari ulteriori lavori con mezzi e risorse umane considerevoli», sottolinea.
Secondo l’ordinanza concernente l'appoggio a favore di attività civili e di attività fuori del servizio mediante mezzi militari (OAAM), l’esercito viene impiegato dal Consiglio federale a fronte di una richiesta dei Governi cantonali. «Non si comprende pertanto - prosegue l'interrogazione -, come si possa disimpegnare l’esercito nei prossimi giorni, visto il notevole lavoro ancora da svolgere. In sua sostituzione verranno verosimilmente impiegate aziende ticinesi, che presentano un costo verosimilmente superiore rispetto a quello dell’esercito e una disponibilità ancora incerta, soprattutto considerando che il settore dell’edilizia si appresta a iniziare le tradizionali ferie estive. Ciò significa che, per una ventina di giorni, non ci sarà né l’esercito e tanto meno le imprese locali».
«È difficile quindi comprendere la dismissione delle attività dell’esercito, specialmente alla luce dell’enorme mole di lavoro ancora da svolgere per permettere alla popolazione di ritornare a una prima normalità - aggiunge Bühler -. Si vocifera di forti pressioni del settore dell’edilizia e di molte aziende del settore sul Consiglio di Stato per provocare un disimpegno immediato dell’esercito lasciando tutti i lavori alle aziende ticinesi, e recenti prese di posizioni da parte degli impresari costruttori avvalorano questa tesi».
Sulla base di quanto sopra vengono poste le seguenti domande al Consiglio di Stato:
*Alain Bühler, Giovanni Berardi, Arnaldo Caccia, Giovanni Capoferri, Alessandro Corti, Sara Demir, Andrea Giudici, Sergio Morisoli, Pieluigi Pasi, Tuto Rossi.