A chiederlo, dopo le parole di Don Italo Molinaro alla RSI, sono Matteo Pronzini e Giuseppe Sergi in un'interpellanza al governo
«L’Amministratore apostolico Monsignor Alain De Raemy è soggetto a quale genere di inchiesta?» A chiederlo, in un'interpellanza urgente al Consiglio di Stato, sono Matteo Pronzini e Giuseppe Sergi.
Nell'atto, i due deputati del Movimento per il socialismo tracciano il contesto delle proprie domande. «Il 23 settembre 2024 la RSI in occasione della trasmissione radiofonica MODEM ha trattato i tanti interrogativi che stanno investendo la Diocesi di Lugano. Fra gli ospiti vi era Don Italo Molinaro che per anni ha diretto la trasmissione religiosa “Strada Regina”. Durante il dibattito ha ricordato che l’attuale Amministratore apostolico Monsignor Alain De Raemy a sua volta sarebbe inquisito dalla Santa Sede. Il Vescovo di Coira Mons. Joseph Maria Bonnemain, incaricato dell’indagine, che anche ha partecipato al dibattito ha lasciato intendere che si aspetta con impazienza una risposta dalla Santa Sede».
Ricordando che - secondo la Costituzione e la legge cantonale sulla Chiesa cattolica - «la Diocesi di Lugano è un ente di diritto pubblico», e in quanto tale è il Consiglio di Stato incaricato della sua vigilanza; Pronzini e Sergi rivolgono diverse domande all'esecutivo cantonale, chiedendo di fare chiarezza. In particolare spiegando «quali sarebbero i fatti imputati/oggetto di indagine», se questi sono «occorsi prima dell’entrata in carica quale Amministratore apostolico» e se «visto l’evidente malfunzionamento dell’apparato della Diocesi di Lugano, non ritiene il Consiglio di Stato di dover modificare la legge sulla Chiesa cattolica in modo da introdurre organi di verifica/indagine interna o una sorte di Corte dei conti».
Le domande dell'interpellanza
1. L’Amministratore apostolico Mons. Alain De Raemy è soggetto a quale genere di inchiesta? Si tratta di un’indagine previa secondo il codice di diritto canonico (can. 1717 segg. CIC)?
2. Quali sarebbero i fatti imputati/oggetto di indagine nei confronti dell’Amministratore apostolico Mons. Alain De Raemy? Si tratta di fatti occorsi prima dell’entrata in carica quale Amministratore apostolico o di fatti successi quale Amministratore apostolico?
3. Perché il Consiglio di Stato, quale autorità di vigilanza, non ha mai informato i ticinesi di tali indagini? Perché il Consiglio di Stato non ha per lo meno incitato l’Amministratore apostolico Mons. Alain De Raemy ad agire nella verità e nella trasparenza verso tutti i ticinesi?
4. Tenuto conto della delicatezza della questione, il Consiglio di Stato non ritiene ormai necessaria l’adozione di misure di gestione speciale (art. 201 LOC) per analogia? Non sarebbe il caso nella gestione amministrativo-finanziaria della Diocesi (a tutela di tutti), che l’Amministratore apostolico sia per lo meno affiancato di due gerenti super partes in una sorta di Consiglio di amministrazione della Diocesi?
5. Proprio perché ne va del buon governo della Diocesi, quale ente di diritto pubblico cantonale, il Consiglio di Stato si è fatto parte attiva presso la Santa Sede per sollecitare la nomina del nuovo Vescovo di Lugano?
6. Visto l’evidente malfunzionamento dell’apparato della Diocesi di Lugano (si pensi, da ultimo, alle coperture del sacerdote ora ancora in carcerazione preventiva), non ritiene il Consiglio di Stato di dover modificare la LCCatt in modo da introdurre organi di verifica/indagine interna o una sorte di Corte dei conti?