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LOCARNO«Ci vuole una chiara divisione tra Stato e Chiesa»

16.10.24 - 08:53
Il contenuto di una mozione inoltrata oggi al Municipio di Locarno.
TiPress
Fonte RED
«Ci vuole una chiara divisione tra Stato e Chiesa»
Il contenuto di una mozione inoltrata oggi al Municipio di Locarno.

LOCARNO - Una divisione più chiara tra Stato e Chiesa. Questa la richiesta della mozione, inoltrata oggi al Municipio di Locarno il cui primo firmatario è Gianfranco Cavalli (Sinistra Unita).

In particolare la mozione chiede di disdire «nel modo più celere possibile i punti in cui sono previsti finanziamenti diretti alla Chiesa Cattolica e di cessare i finanziamenti alla Chiesa Evangelica Riformata, non retti da alcuna Convenzione in essere».

Urge, secondo i mozionanti, prendere in considerazione l’evoluzione storica, sociale e demografica non indifferente avvenuta negli ultimi secoli, che con l’avvento della scienza e di un pensiero, storicamente parlando, più materialista non mette più la religione in un ruolo centrale nella vita quotidiana delle persone. «Infatti, gli ultimi dati pubblicati nel 2024 dell’Ufficio federale di statistica espongono come i “senza religione” (in continua crescita) rappresentavano nel 2022 un 34% della popolazione superando in numero quelli della religione più diffusa nel nostro Paese, quella Cattolica», si legge nel testo della mozione.

Inoltre, «questa forma di contributo diretto a un culto religioso lede secondo noi il principio di laicità, principio fondamentale nell’organizzazione degli Stati moderni, e pone un conflitto etico e morale che riguarda la fondamentale divisione dei poteri tra Stato e Chiesa».

«Si segnala inoltre che attualmente la Chiesa Cattolica e la Chiesa Evangelica Riformata non esercitano il loro diritto alla riscossione di un’imposta di culto, sistema che permetterebbe un finanziamento diretto da parte dei credenti presenti nel Comune. Successivamente, secondo richiesta e bisogni, le organizzazioni religiose riconosciute potrebbero far richiesta al Comune di un sostegno finanziario».

«Si segnala come, ad oggi, nel Canton Ticino già 39 Comuni hanno introdotto un'imposta di culto, 20 non forniscono alcun finanziamento pubblico e 8 Comuni prevedono un tributo volontario dei fedeli (dati 2015). È per questo motivo che sosteniamo che il culto religioso attraverso le sue organizzazioni debba trovare un proprio mezzo di auto-finanziamento, lasciando la scelta democratica e paritaria ad ogni cittadino sul dare un contributo o meno ad un'organizzazione piuttosto che a un’altra secondo le proprie credenze».

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