Una ricca 85enne vicentina riceve il suicidio assistito in Svizzera. Scoppia il giallo: per l’avvocato della famiglia non soffriva di malattie gravi. L’associazione che l’ha accompagnata alla morte è la stessa che finì nell’occhio del ciclone per il caso dell’ex magistrato Pietro D’Amico
VICENZA/ BASILEA – La credevano scomparsa, ma in realtà era venuta in Svizzera per ricevere l’eutanasia. La storia di Oriella Cazzanello, una ricca 85enne di Arzignano, in provincia di Vicenza, sta diventando un caso internazionale. Soprattutto perché i parenti hanno scoperto la verità solo una volta ricevuta l’urna con le ceneri per posta. E anche perché, stando ai media d’oltre confine e al legale della famiglia, la donna non soffriva di particolari malattie fisiche. Sarebbe stata semplicemente sola e depressa. Ma davvero bastano simili requisiti per ottenere il suicidio assistito? Quello che sta trapelando dalla vicenda è un messaggio inquietante e, per certi versi, pericoloso.
Perizie psicologiche - Per legge, in Svizzera una persona depressa può ricevere l’eutanasia, a patto che sia in possesso di due perizie mediche distinte, dimostranti che è capace di intendere e di volere. “Solitamente, però – spiega Ernesto Streit di Exit Ticino –, non si trovano medici che esaudiscano un simile desiderio. Di regola riceve l’eutanasia chi ha una patologia grave”. Poi puntualizza: “Noi di Exit Svizzera trattiamo nello specifico i casi di persone che vivono nella Confederazione o di svizzeri all’estero. La signora Cazzanello non è dunque passata da noi”.
Morte basilese - Più ampio il raggio di azione di Dignitas, un’altra associazione che si occupa di suicidio assistito. Il portavoce di Dignitas, tuttavia, si rifiuta di esprimersi sulla questione. “Non ha tempo”, sottolinea la sua segretaria. Nel frattempo scopriamo, però, che a fornire l’eutanasia a Oriella Cazzanello è stata una terza associazione che opera su suolo elvetico, la Life Circle, con sede a Biel-Benken, nel cantone di Basilea Campagna. È la stessa che, circa un anno fa, era finita su tutti i giornali d’Italia per avere concesso il suicidio assistito all’ex magistrato calabrese Pietro D’Amico.
Nebbia sul magistrato - Il caso di Pietro D’Amico suscitò parecchio scalpore: l’ex magistrato, 62 anni, era convinto di essere afflitto da un male incurabile. A Biel-Benken gli esperti legati a Life Circle gli accordarono l’eutanasia. Dall’autopsia richiesta successivamente dai famigliari emerse, tuttavia, che D’Amico non soffriva di alcuna patologia grave.
La voce della dottoressa - A questo punto abbiamo cercato di contattare la dottoressa Erika Preisig, responsabile dell’associazione Life Circle. “La signora Cazzanello aveva 85 anni – ricorda Preisig –. E a quell’età si possono avere tanti problemi. Non aveva una malattia terminale, questo è vero. Però aveva tanti problemi di varia natura. Il segreto professionale mi impedisce di andare oltre. Sul caso D’Amico invece non ho intenzione di dire nulla”.
“Servi del Vaticano” – Qualcosa di più sulla facoltosa anziana vicentina, lo rivela il dottor Emilio Coveri, coordinatore di Exit Italia. L’85enne di Arzignano, a quanto pare, si era iscritta alla sua associazione. “E proprio a me si era rivolta per avere informazioni su dove avrebbe potuto ricevere il suicidio assistito”. La versione dei fatti di Coveri discorda completamente da quella riportata dai media italiani: “I giornali italiani non li dovete più leggere. Sono tutti servi del Vaticano e tendono a screditare le associazioni che offrono l’eutanasia. Io la signora Cazzanello la conoscevo. Stava malissimo, aveva subito diverse operazioni. La sua depressione è stata una conseguenza di tutti questi mali fisici”.
Risposte evasive - Sulle ragioni per cui l’anziana vicentina avrebbe scelto Life Circle piuttosto che Dignitas, Coveri è piuttosto evasivo. Ma rifiuta l’ipotesi secondo cui a Biel-Benken si concederebbe l’eutanasia con maggiore leggerezza rispetto ad altri contesti. “Quella di optare per Life Circle è stata una decisione personale della signora Cazzanello. Per quanto mi risulta la dottoressa Preisig è molto seria. E se ha accordato l’eutanasia a questa donna, significa che la documentazione clinica che le è stata esposta era particolarmente grave”.
Parenti furiosi - Intanto, però, i famigliari di Oriella Cazzanello hanno deciso di agire per vie legali. “Perché Oriella stava bene – sostiene con fermezza Claudia Longhi, legale della famiglia –. Era malinconica, questo sì. Non sopportava di essere diventata vecchia, anche perché da giovane era bellissima. Era una signora particolare, che per scelta aveva deciso di non avere figli e di vivere relazioni abbastanza libere. Una persona molto ricca, abituata a stare un po’ al centro dell’attenzione. La sua salute, però, era buona. Io stessa ho parlato con il suo medico. Non aveva alcuna malattia grave, quello che racconta il signor Coveri è tutto falso”.
La follia delle ceneri - Oriella Cazzanello viveva nello stesso stabile in cui abitano il fratello e i nipoti. “In totale erano in una quindicina – fa notare il legale –. Non era dunque nemmeno tanto sola”. I parenti della donna sono furibondi. “Sono stati costretti ad andare a Malpensa per sdoganare le ceneri della zia morta. E non ne sapevano nulla, erano ignari di tutto. Ma vi rendete conto di che follia è questa? Questa associazione di Basilea ha agito in modo disumano”.
Il caro amico - Ci si chiede, tuttavia, come la signora Cazzanello abbia deciso di chiedere l’eutanasia. Chi l’ha consigliata? Chi l’ha indirizzata a Exit Italia? Claudia Longhi ha fatto le sue indagini. “Sembra che ad avere fatto da tramite sia stato un caro amico della signora. È lui ad avere parlato e trattato con Exit Italia. Un uomo che, da quanto sta piano piano emergendo, ora potrebbe ricevere una cospicua eredità. Il condizionale è d’obbligo, ma la faccenda è tutt’altro che limpida”.