La 15enne medaglia d'oro russa scagionata dal Tas: «Se il test fosse arrivato in tempo non saremmo qui a parlarne»
PECHINO - La pattinatrice russa Kamila Valieva non verrà sospesa e potrà gareggiare questa settimana, ambendo all'oro, e scendendo sul ghiaccio a partire da domani.
A decretarlo con la sua sentenza, arrivata nella tarda nottata, il Tas che ha esaminato il caso della 15enne che partecipa alle Olimpiadi di Pechino con la maglia del Comitato olimpico russo.
Valieva, lo ricordiamo, era stata trovata positiva all'antidoping settiaman scorsa il giorno dopo la vittoria della medaglia d'oro a squadre. Il campione delle urine risaliva però al 25 dicembre precedente.
Una cosa, questa, che aveva causato molte lamentele da parte del Comitato olimpico russo che aveva trovato «sospetta» la coincidenza e aveva criticato l'estremo ritardo. Quest'ultimo, stando alle autorità dell'antidoping, sarebbe stato legato a dei casi di Covid nel laboratorio svedese.
A giocare a favore della Valieva sono state proprio queste «circostanze eccezionali», ovvero il ritardo ritenuto esagerato della consegna dei risultati (44 giorni a fronte dei canonici 10) - «Non saremmo qui a discutere di questa cosa se i tempi fossero stati normali», ha commentato il segretario generale del Tribunale, Matthieu Reeb - così come la giovanissima età dell'atleta. Da “under 16”, infatti, Valieva è considerata «soggetto protetto».
Insomma, un test risultato positivo - anche considerando che lei nel frattempo ne aveva effettuati altri, risultati negativi - non può essere causa di sospensione. Soprattutto in una rassegna importante come i Giochi invernali: «Un'azione così severa come il divieto di partecipare alle gare, potrebbe causarle un danno irreparabile», ha commentato Reeb.