Cosa motiva le persone ad aiutare gli altri? Ne abbiamo parlato con la guida di Blind Jogging Bruno Baumann
A tu per tu anche con il suo compagno di corsa ipovedente Jörg Schilling
ZURIGO - Sopra l’abbigliamento sportivo la guida di Blind Jogging Bruno e il suo compagno di corsa Jörg portano gilet arancioni che contrassegnano Jörg come «non vedente» e Bruno come «guida». Corrono disinvolti uno di fianco all’altro con lo stesso passo, in modo da muovere le braccia in maniera sincronizzata nella stessa direzione. Ad unirli, un piccolo nastro nero tenuto da entrambi. Bruno guida il suo protetto con il nastro e con istruzioni verbali.
Ci sediamo su una panchina e Jörg racconta cosa permette di fare oggi l’associazione Blind Jogging a un ipovedente come lui: «Prima tutte le offerte erano organizzate in modo tale che non dovessimo andare da nessuna parte. E quando sei ipovedente o non vedente, viaggiare è una delle cose che preferisci evitare. La nuova proposta di Blind Jogging è stata rivoluzionaria: vengono a prenderti sotto casa, ti portano a fare jogging e ti riaccompagnano a casa. Per me è stato un motivo per iscrivermi».
Bruno prosegue: «Blind Jogging esiste già da 17 anni circa. Con il tempo si sono formati molti tandem standard, come me e Jörg. Dipende anche dalla regione. Chi abita nella valle della Limmat non va fino all’Oberland Zurighese e viceversa. Noi guide facciamo attenzione a potercene occupare con oneri ragionevoli, visto che la maggior parte sia delle guide che delle persone ipovedenti e non vedenti lavora. Bisogna far combaciare i tempi».
Prima della nostra intervista, Bruno rivolge lo sguardo verso Jörg e gli chiede se il sole non gli stia battendo troppo forte sulla testa. E si dedica alle nostre domande solo dopo che Jörg ha risposto di no.
Bruno, che forma fisica bisogna avere per accompagnare non vedenti e ipovedenti a fare jogging?
Bruno Baumann: Ho corso la prima maratona a 34 anni e portato a termine un totale di 31 maratone, maratone alpine e ultramaratone. Da quattro anni, però, mi sono ritirato dalle gare perché una protesi all’anca. Per essere guide di Blind Jogging bisogna essere abbastanza in forma.
Con che frequenza fai da guida di jogging ai non vedenti?
Sono guida da sette anni. Lo faccio una, massimo due volte a settimana, di solito con gli stessi due corridori della regione. La fiducia è molto importante e nel tandem deve esserci chimica, altrimenti non funziona. Dopo tutto, i corridori dipendono in grande misura dalla guida.
Correndo regolarmente, sei molto allenato. Come adegui il tuo passo a quello delle tue e dei tuoi partner di corsa?
In qualità di guida ho con me un ospite. Mi adeguo al suo passo, il percorso lo stabiliamo insieme. Le guide che vogliono allenarsi e semplicemente portare con sé una persona ipovedente o non vedente hanno la motivazione sbagliata.
Cosa ti spinge ad accompagnare persone non vedenti nella corsa?
Anni fa, durante una gara, ho superato un tandem. Indossavano T-shirt diverse con stampato sopra: «I see...» e «...says the blind man». Mi ha colpito molto! Quindi ho deciso che, dopo aver completato 25 maratone, avrei voluto farlo anch’io. E così è stato. Sono molto grato di essere in salute, di aver potuto praticare molto sport e di poter continuare a farlo. Vorrei trasmettere il mio entusiasmo per la corsa a coloro che non hanno le stesse possibilità di altri.
Come percepiscono il tuo impegno gli altri?
In generale i tandem non richiamano molta attenzione. Dopo tutto corriamo fianco a fianco come fanno anche altri. Nelle gare la situazione è molto diversa, fanno il tifo per noi anche quando siamo nelle posizioni di coda. In quei casi c’è molta ammirazione.
Può unirsi a voi anche una persona non vedente completamente fuori allenamento?
Se c’è la motivazione è possibile, certo. Però bisogna volerlo veramente. Con le e i principianti partiamo da un allenamento intermittente, alternando camminata e corsa ogni 200-300 metri. Ma si può migliorare. Ovviamente è importante anche la costanza. Correre una volta al mese non serve a molto. L’ideale sarebbe allenarsi due volte a settimana.
C’è qualcosa che vorresti comunicare alla gente per la Giornata della buona azione?
Per me è bello poter dare a una persona qualcosa che altrimenti non avrebbe. Qualcosa che non potrebbe fare senza l’aiuto altrui. Mi motiva offrirle la possibilità di fare esercizio fisico. Non deve nemmeno trattarsi per forza di jogging. Poi vedo come le mie e i miei partner di corsa si divertono e dopo la corsa dicono che non vedono l’ora del prossimo incontro. Questo mi riempie di gioia. Ma l’importante non sono io. Sono contento di poter accompagnare le persone nella natura. Nelle mie corse in tandem ricevo molto di più di quello che do!
Dopo l’intervista si vede che non si tratta di una frase fatta. Attraverso la corsa Bruno e Jörg hanno fatto amicizia, tra loro c’è confidenza. Bruno: «Quando mi infastidisce, gli dico semplicemente: stai attento o ti spingo nel ruscello». Jörg ride e aggiunge: «Oppure dice: ti mollo nel bosco al buio». (ridono entrambi)