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Gli OpinionistiPandemia, ottimismo al volo

16.04.21 - 12:00
di Monica Piffaretti
Monica Piffaretti
Pandemia, ottimismo al volo
di Monica Piffaretti

E se nel 2023 fosse (già) tutto finito? Mentre assaporiamo la riapertura delle terrazze e altri allentamenti annunciati, ho colto al volo l’ottimismo (ragionato) espresso dall’epidemiologo e sociologo, Nicholas Kristakios, della Yale University sulla Nzz. Egli si è detto certo che fra due anni saremo oltre la pandemia. Per lui, l’aver trovato la chiave dei vaccini in un tempo tanto breve è qualcosa di fenomenale. Il pensiero umano e le scienze si stanno dimostrando incredibilmente forti. Mai in meno di un anno si era riusciti a combattere un nemico che in tante vesti abbiamo conosciuto nella storia, dimenticandocene. Eppure da Omero, alla Bibbia, a Shakespeare, ecc. tante antiche opere raccontano di flagelli analoghi sui cui altari l’umanità ha pagato un alto prezzo. 

Kristakios già utilizza il termine di anni ‘post-pandemia’, in cui noi, armati di ramazza, dovremo lavorare sodo per spazzar via i detriti socio-economici (e anche psicologici) prodotti dalla furia che ci ha investito e afferma che arriveranno anni ruggenti, come lo furono gli anni Venti dopo la Spagnola. Certo, speriamo che vada meglio di allora perché dopo il ruggito a ritmo di Charleston arrivò la seconda guerra. E speriamo pure che la nuova normalità non sia proprio identica alla vecchia, anche se la voglia di abbracci, mare, partite, concerti, teatri e chi non ce l’ha? Ma, se la pandemia deve servire a qualcosa, ci può spingere a rivedere il nostro modello di sviluppo. Un po’di saggezza ce la porteremo pur dietro, o no?

Qualcuno ha scritto che la globalizzazione (col Covid19) è finita. Francamente non lo so, ma sicuramente abbiamo capito che il villaggio globale comporta anche rischi ai quali non avevamo pensato e che andranno considerati. Anche Madre Terra ci sta da tempo lanciando i suoi Sos. È una sfida per l’umana Intelligenza (la maiuscola non è lì per caso) affinché inietti nel sistema idee fresche. Forse gli anni ‘post’ saranno proprio questi: anni che germoglieranno fantasiose soluzioni sociali e economiche. Il Novecento è stato un secolo breve; il primo assaggio del XXI, brevissimo. Detto altrimenti: qualcosa di nuovo ci attende. Ai giovani - anche a quelli che rivendicano sfasciando tutto e prendendosela (a torto) con la polizia - scrivo: c’è parecchio lavoro da fare e le vostre energie sono indispensabili. Quelle che costruiscono su Stato di diritto e democrazia, l’eredità migliore di chi vi ha preceduto. Mettetele in campo!

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