Era il 2 maggio del 2011. «Giustizia è fatta», affermò. Molto diverse la sua foto e quella odierna di Trump
WASHINGTON - «Giustizia è fatta». Fu l'allora presidente Usa Barack Obama ad annunciare la mattina del 2 maggio 2011 la morte di Osama bin Laden. Il leader indiscusso di Al Qaida era stato per 10 anni il ricercato numero 1 per aver attaccato l'America sul suo stesso territorio l'11 settembre 2001.
Il rampollo saudita, poi diventato sceicco del terrore, fu ucciso da un commando di Navy Seals nella sua casa nascondiglio di Abbottabad, nel nord del Pakistan, in un blitz che per certi aspetti assomiglia al raid nel nordovest della Siria che ha fatto fuori Abu Bakr Al Baghdadi. Il commando era partito in elicottero da una base Usa nel vicino Afghanistan: entrato nella palazzina di tre piani, uccise bin Laden insieme ad altre persone in una sparatoria.
Il cadavere del terrorista fu poi gettato in mare, per evitare di creare santuari del nemico giurato dell'America, mentre al momento non è chiaro quale sarà la sorte del corpo di al Baghdadi: alcune parti, ha rivelato Trump, sono state portate via dai militari americani.
Di quella notte di 8 anni fa, resta la foto scattata nella Situation Room della Casa Bianca con l'ex commander in chief Obama, camicia bianca e giubbotto scuro, il volto tirato, seduto di lato al tavolo, quasi a lasciare il posto di comando al generale Marshall 'Brad' Webb, vicecomandante delle operazioni speciali. Nella stanza anche l'ex vicepresidente Joe Biden e l'allora segretario di Stato Hillary Clinton, una mano sulla bocca e gli occhi fissi sullo schermo carichi di tensione.
Uno scatto quasi rubato, quello del 2011, molto diverso da quello con cui oggi Trump ha voluto immortalare la sua Situation Room: con sé stesso al centro, in giacca e cravatta, circondato dal suo vice Mike Pence, dal capo del Pentagono Mark Esper e altri. Tutti in posa con lo sguardo rivolto al fotografo. «Bin Laden è stato un obiettivo importante, ma credo che al Baghdadi lo sia molto di più», ha voluto sottolineare Trump, rivendicando una sorta di primato sul suo predecessore democratico.