La malattia non è pericolosa per gli umani, ma è letale per i suini
BERLINO - È stato per la prima volta rilevato un caso di peste suina africana (PSA) in Germania.
Le autorità, allarmate, hanno immediatamente indetto una conferenza stampa, alla quale si è espressa la Ministra dell'agricoltura Julia Klöckner.
La malattia è stata scoperta dopo aver analizzato la carcassa di un cinghiale morto a Brandeburgo, vicino al confine con la Polonia.
«Purtroppo il nostro sospetto è stato confermato», ha spiegato Klöckner, rassicurando subito che «la peste suina africana non è pericolosa per l'uomo». Questo nemmeno se si consuma la carne di un maiale infetto. Nonostante ciò, la situazione è comunque molto grave, in quanto per i suini la malattia è quasi sempre fatale.
Questa scoperta, oltre a conseguenze sanitarie, preoccupa molto gli agricoltori anche a livello economico, e gli effetti potrebbero ricadere sull'intero paese, anche in ambito internazionale: le esportazioni di carne di maiale verso paesi esteri, ad esempio Stati dell'Asia o dell'America, potrebbero risentirne pesantemente.
È da tempo che la Germania teme l'arrivo della malattia, che è in circolazione in Polonia da diversi mesi. Per evitarlo, erano state erette recinzioni elettriche lunghe oltre 120 chilometri. Ma nulla è servito, e ora, durante la pandemia, i tedeschi devono gestire anche un'altra emergenza sanitaria, anche se di entità, chiaramente, minore.
Peste suina africana (PSA)
La pagina della Confederazione svizzera spiega con chiarezza di cosa si tratta: «La peste suina africana è una malattia provocata da un virus che non è pericolosa per gli esseri umani, ma quasi sempre mortale nel giro di pochi giorni per i cinghiali infetti. La malattia non ha sintomi specifici, se non febbre resistente ai trattamenti o morte improvvisa. In caso di decesso inspiegabile degli animali, dovrebbe essere eseguito un test di esclusione della PSA» si legge sulla scheda informativa a riguardo.