Il risultato dell'indagine pone seri interrogativi sull'intero processo di ricostruzione dell'area
TOKYO - Il 65% dei residenti di Fukushima, costretti a evacuare a causa della catastrofe nucleare del marzo 2011, non ha più intenzione di ritornare nella regione.
È quanto emerge da un'indagine dell'Università giapponese Kwansei Gakuin, condotta tramite questionari, che per la prima volta in tanti anni fa luce sulle reali intenzioni degli sfollati, e pone seri interrogativi sull'intero processo di ricostruzione dell'area a nord est dell'arcipelago.
Secondo i dati della prefettura di Fukushima, nel mese di ottobre ammontavano a circa 36.900 le persone forzate ad abbandonare le proprie abitazioni all'indomani del disastro. Tra le 552 intervistate che vivevano nei pressi dell'impianto di Fukushima Daiichi prima dell'incidente, 341 hanno escluso la possibilità di un loro ritorno, contro 138 che si sono dimostrate disposte a tornare nella prefettura.
Nel questionario, a distanza di quasi 10 anni, il 46,1% dei residenti ha riferito di temere una contaminazione dell'ambiente malgrado le operazioni di bonifica del territorio ancora in corso, mentre il 44,8% ritiene di essersi adattato all'attuale posto di residenza.