Israele è partito domenica. La Germania pronta a iniziare a settembre. Italia e Francia ci pensano. La Svizzera osserva
L'Agenzia europea per i medicinali (Ema) per il momento non la raccomanda: «Al momento non ci sono dati sufficienti per indicare che sia necessaria».
LUGANO - Una, due o tre. La terza dose di vaccino contro il Covid-19 - quella che nel mondo anglosassone viene chiamata "booster" - per alcuni Paesi è ancora solo un'ipotesi sul tavolo; un bivio che necessita di approfondimenti prima che si possa scegliere quale via imboccare. Per altri invece è già una realtà, o lo sarà a breve.
A fare da apripista, un ruolo già interpretato all'alba della campagna vaccinale, c'è Israele, che da domenica scorsa ha iniziato a somministrare una terza dose di siero su base volontaria ai cittadini dai 60 anni in su, già immunizzati con doppia dose da almeno cinque mesi. La Germania si è già messa in coda e da settembre offrirà alle categorie più vulnerabili, quindi agli anziani e a chi presenta malattie pregresse, la possibilità di ricevere una dose di richiamo - con i preparati di Pfizer o Moderna - per ridare vigore a «una ridotta o rapidamente indebolita risposta immunitaria». E questo nonostante il parere dell'Agenzia europea per i medicinali (Ema), che finora non la raccomanda. «Al momento non ci sono dati sufficienti per indicare che sia necessaria», ha detto a "Politico" la direttrice esecutiva dell'ente, Emer Cooke.
Il Regno Unito non conferma, ma è pronto
In parallelo con l'Ema si muove anche l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms), ma questo non impedisce al dibattito di proseguire sui propri binari, di Paese in Paese. Negli Stati Uniti le autorità sanitarie hanno chiuso, per non dire sbattuto, la porta alle intenzioni manifestate qualche settimana fa da Pfizer. Dopo il confronto, il Dipartimento della salute a stelle e strisce aveva fatto sapere che nella situazione attuale «gli americani completamente vaccinati non hanno bisogno di un richiamo» dato che «i vaccini disponibili offrono un grado di protezione molto elevato», anche contro la variante Delta. Oltremanica la porta rimane invece socchiusa. Da Downing Street non è partito ancora alcun annuncio ufficiale, ma stando alle anticipazioni dei media a Londra si sta lavorando a un piano di somministrazione delle terze dosi destinato alle persone più vulnerabili. E ci sarebbe già anche la data: 6 settembre.
L'Italia ci pensa, la Svizzera resta alla finestra
E gli altri? La Francia ci pensa. E anche in Italia le riflessioni sul tema sono in corso e si guarda a fine agosto per prendere una decisione. Entro quel momento, ha detto il Direttore generale della prevenzione del Ministero della Salute, Giovanni Rezza, «bisognerà decidere chi vaccinare e in quali tempi con la terza dose». La decisione «va meditata bene», ha sottolineato Rezza, dato che «non ci sono ancora evidenze forti per poter dire che la faremo a tutti piuttosto che ad alcuni». La Svizzera invece resta per il momento alla finestra e osserva. L'Ufficio federale della sanità pubblica (Ufsp) ha già comunicato che gli attuali vaccini offrono una buona protezione anche contro le varianti del virus e che quindi «nessun richiamo è previsto quest'anno per la popolazione generale». La questione sembra quindi rinviata al 2022, anche se la pressione di alcuni esperti si sta già facendo sentire anche a Berna.