Dopo la Lituania, anche Lettonia e Polonia stanno vivendo sulla loro pelle la nascita di una nuova rotta migratoria
Arrivano dalla Bielorussia, ma provengono principalmente da Iraq e Afghanistan: «È una mossa disperata di Lukashenko»
RIGA - Da anni si parla delle rotte dei migranti per arrivare in Europa, dei viaggi sul mediterraneo, della rotta balcanica, di Lampedusa, in Italia, e di Ceuta, in Spagna. Tuttavia, solo nelle ultime settimane è improvvisamente apparsa una forte pressione migratoria sui Paesi baltici, e sulla Polonia.
Come riportato anche da Ticinonline a inizio mese, un fiume in piena ha travolto la Lituania, trovatasi - senza esperienza - a dover affrontare oltre 2'600 ingressi illegali nel mese di luglio, quando la media annuale, fino al 2021, era di circa 70 migranti. Con arrivi dall'Africa subsahariana ma anche dal Medio Oriente, soprattutto dall'Iraq.
Una situazione che si sta ora espandendo anche alla Lettonia. Il Governo di Riga, riporta l'emittente locale LSM, ha introdotto oggi lo Stato d'emergenza nel Paese. Una situazione che i lettoni temevano, visto quanto stava accadendo in Lituania. Ed è proprio dalle autorità di Vilnius che i funzionari lettoni stanno tentando di prendere ispirazione: con tutta probabilità, verrà concesso alle guardie di frontiera il diritto eccezionale di rispedire i migranti in Bielorussia.
È già una «crisi»
Sul campo, però, il problema sta già sfuggendo di mano anche alla Lettonia. Le strutture di accoglienza sono già al massimo delle capacità, e si sta ora pensando di realizzare delle strutture temporanee, delle tendopoli. Il Capo della guardia di frontiera lettone, Guntis Pujāts, parla già di «crisi», mentre alcune squadre dell'Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera (Frontex) sono già in viaggio per Riga.
Nelle ultime 24 ore, sono arrivati in territorio lettone oltre 200 migranti, in ciò che Pujāts ha definito come «un afflusso organizzato». Il parlamento lettone, intanto, sta valutando anche l'intervento delle forze armate per arginare il flusso.
Juris Rancāns, Presidente del Parlamento, ha dichiarato che sarebbe importante «dissuadere direttamente in modo che non raggiungano la Lettonia», per non ritrovarsi «nella situazione della Lituania, dove il flusso che arriva con gli immigrati aumenta anche il rischio terroristico».
Polonia, numeri da record
Mentre a nord della Lituania si studia come muoversi, la situazione è complicata anche a sud: in Polonia è stato registrato ieri un numero record di migranti provenienti dalla Bielorussia.
Lo ha reso noto la guardia di frontiera polacca, che nel fine settimana ha fermato 349 migranti illegali che hanno attraverso il confine bielorusso, e che provenivano principalmente dall'Iraq e dall'Afghanistan. Dai 122 immigrati illegali arrestati nel corso del 2020, nel 2021 ne sono già stati fermati 871, ha indicato l'agenzia di stampa Reuters.
Anche il Governo di Varsavia sta pensando a come arginare il fenomeno, mentre la Lituania ha iniziato persino a offrire un incentivo monetario, riporta il portale LRT, ai migranti disposti a tornare indietro: 300€ e un biglietto aereo.
Il fardello della vicina Bielorussia
Ciò che hanno in comune Polonia, Lituania e Lettonia, è il confine con la Bielorussia, sui cui è stato puntato il dito in relazione all'improvviso flusso di migranti da nordest verso l'Unione europea.
La Polonia e la Lituania hanno fatto un altro appello d'aiuto alla Commissione europea, accusando il Presidente bielorusso Alexander Lukashenko di usare i migranti per fare pressione sull'UE per invertire le sanzioni inflitte al Paese e per colpire la Polonia per aver dato rifugio a Krystsina Tsimanouskaya, la velocista bielorussa che ha rifiutato di tornare a casa dalle Olimpiadi di Tokyo.
L'uso dei profughi è un «segnale di disperazione» di Lukashenko, secondo la commissaria europea per gli interni Ylva Johansson, che ha rilasciato un'intervista al Financial Times dicendo che «le sanzioni lo hanno ferito», e che ora «sta cercando di destabilizzare l'Ue, usando degli esseri umani».