Navalny e i suoi alleati, ma non solo, hanno accusato il partito di Putin di aver «falsificato» il voto
Piccolo exploit del Partito Comunista, anch'esso però furente: «Questi risultati sono un crimine»
MOSCA - Elezioni «non democratiche», con misure prese per «emarginare la società civile, mettere a tacere i media indipendente e impedire ai candidati dell'opposizione di partecipare».
È il modo in cui Stati Uniti e Regno Unito hanno descritto le elezioni russe conclusesi ieri, volte a rinnovare i seggi alla Duma, il Parlamento nazionale. Un voto, sebbene i sondaggi inizialmente sfavorevoli, che è stato caratterizzato dalla riconquista della super-maggioranza (324 seggi, ovvero più di due terzi della camera bassa, ciò che permette di riformare la Costituzione) da parte di Russia Unita, il partito di Vladimir Putin.
Per il Ministero degli Esteri britannico, il voto di ieri è equivalente ad «una grave battuta d'arresto per le libertà democratiche», mentre gli USA hanno chiesto alla Russia di «onorare i suoi obblighi internazionali» relativi al rispetto «delle libertà fondamentali». L'Unione europea si è espressa con toni simili, parlando di «clima di intimidazione»: «Imperativo mettere fine alla campagna di pressione sulla società civile» ha affermato un portavoce.
Risultati? «È tutto falso»
In seguito ai risultati si è espresso anche il noto oppositore Alexey Navalny, dalla prigione, che ha accusato il partito al potere di aver falsificato i risultati mediante il voto online.
Secondo lui, i candidati di Russia Unita hanno vinto grazie al "voto intelligente", dopo che i voti a livello cartaceo mostravano una tendenza a loro sfavorevole. «Le astute manine di Russia Unita hanno falsificato i dati, ribaltando di fatto il voto». Un'accusa seguita da un invito, quello di andare a manifestare.
Anche il Partito Comunista, protagonista di buone elezioni con 57 seggi, non ci sta. Il candidato Valery Rashkin ha dichiarato che «è una vergogna, un vero crimine», dicendo che il suo partito continuerà a protestare, per contrastare i «risultati elettronici falsificati».
Il Cremlino ha però voluto subito mettere le cose in chiaro, negando l'autorizzazione di scendere in piazza il 25 settembre e il 3 ottobre, «a causa del Covid».
«Missione compiuta»
Dal canto suo, il Presidente russo Vladimir Putin ha stimato in modo positivo i risultati emersi dalle urne.
«Vorrei ringraziare il popolo russo per la fiducia», ha detto il leader, a quanto riporta l'agenzia di stampa AFP. Il Capo di Stato ha poi detto di aver apprezzato la responsabilità dei russi, vista la buona affluenza alle urne, stimata al 51,68%.
«Il partito ha affrontato la sfida di confermare la sua leadership, e la missione è stata compiuta», ha aggiunto in seguito il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov.
Clima di tensione
Intanto, però, l'aria è tutt'altro che leggera a Mosca. Ieri sera, qualche centinaio di persone si è riunito nella capitale, al coro di «la Russia sarà libera» e con cartelli e striscioni volti a denunciare l'irregolarità del voto: «Qualcuno ha votato al mio posto», si poteva leggere ad esempio sullo striscione di un partecipante.
«Quando un'operazione speciale permette a un patito con il 30% nei sondaggi di superare il 75% dei seggi, questo equivale a insultare i cittadini», ha tuonato su Twitter l'alleato di Navalny, Leonid Volkov.
L'opposizione, insomma, promette battaglia da più fronti.