La sua prevalenza è in crescita nel Regno Unito ma per ora non desta preoccupazione. Più contagiosa? «Forse del 10-15%».
La presenza della "AY.4.2" è stata riscontrata nell'8% circa dei campioni di virus sequenziati oltremanica. Il professor Balloux dell'University College London: «Potrebbe essere marginalmente più contagiosa. Ma nulla a che vedere con le varianti Alpha e Delta».
LONDRA - Si chiama ufficialmente "AY.4.2.", colloquialmente nota come variante "Delta Plus" (un'etichetta in passato già attribuita a un'altra sub-variante, a sua volta progenie della "versione" del coronavirus emersa per la prima volta in India lo scorso anno), ed è l'ultima osservata speciale nel Regno Unito, che si trova da alcune settimane alle prese con un aumento sostenuto dei nuovi casi di contagio quotidiani.
Cosa sappiamo finora di questa nuova sub-variante? Andiamo con ordine, partendo dal tweet pubblicato solo un paio di giorni fa da Scott Gottlieb, ex commissario della Food and Drug Administration americana. La Delta Plus - che presenta la mutazione S:Y145H nella cosiddetta proteina spike - è stata rintracciata nell'8% dei campioni di virus sequenziati nei laboratori oltremanica. La sua presenza nel Regno ha iniziato a essere riscontrata già a partire dallo scorso mese di luglio.
Preoccupante? No, ma da tenere sotto osservazione
Da quel momento la sua quota di prevalenza ha iniziato lentamente a crescere. Ma non in misura tale da renderla una nuova variante preoccupante. Ed è importante precisarlo, per innestare subito un freno a eventuali allarmismi che sarebbero (per ora almeno) del tutto ingiustificati. Al momento infatti non risulta che questa nuova sottovariante del coronavirus abbia nel suo curriculum capacità significativamente maggiori di trasmissibilità.
Alcuni esperti hanno ipotizzato che questa possa essere potenzialmente più contagiosa nell'ordine del 10-15% rispetto alla sua progenitrice. Ma si tratta di cifre che non dovrebbero tradursi in un forte incremento dei contagi. Potrebbe essere «marginalmente più contagiosa» ma in ogni caso «non ha nulla a che vedere con ciò che abbiamo visto con le varianti Alpha e Delta, che erano più trasmissibili del 50 o 60%», ha precisato alla BBC il professor Francois Balloux, direttore del Genetics Institute della University College London.
E quanto sta accadendo nel Regno Unito si discosta infatti in modo deciso rispetto allo scenario statunitense, dove l'ascesa della "AY.4.2" ha avuto brevissima durata nella seconda parte dell'estate, prima che la sua curva imboccasse la discesa. Lo stesso dottor Gottlieb, in un tweet successivo, ha sottolineato che questo nuovo sottolignaggio della Delta «non costituisce motivo d'immediata preoccupazione ma ci ricorda che abbiamo bisogno di sistemi affidabili per identificare e descrivere le nuove varianti» del virus.