Tel Aviv si avvicina nel frattempo all'immunità di gregge, ma al prezzo di «moltissime infezioni» e senza certezze
TEL AVIV - Domenica Israele ha dato il via libera alla quarta dose del vaccino contro il coronavirus per gli over 60 e il personale sanitario, quattro mesi dopo aver ricevuto la terza. Come spesso accade, le decisioni di Tel Aviv in materia di Covid-19 fanno scuola nel resto del mondo ed ecco che il ministro della Salute francese Olivier Véran ha spiegato che «la questione di una nuova dose di vaccino si porrà abbastanza presto per le persone fragili nel nostro paese, gli immunodepressi o i molto anziani». Il governo francese e i suoi consulenti scientifici ne stanno parlando, ha aggiunto.
Quelli che sono arrivati alla quinta - Il tema quarta dose è caldo: il New York Times dà conto di un numero di persone con il sistema immunitario compromesso che, aggirando le linee guida del governo, hanno ricevuto una quarta (se non una quinta) dose di vaccino. Il tutto senza autorizzazione, ma con il benestare di medici che ritengono che le agenzie federali si siano mosse troppo lentamente per proteggere le categorie più vulnerabili. Il tutto con la consapevolezza che al momento non esistono studi sull'efficacia di queste dosi aggiuntive.
Tutto questo non è illegale. Negli Stati Uniti i medici hanno la facoltà di utilizzare farmaci approvati (come il preparato di Pfizer/BioNTech, per esempio) al di fuori degli usi raccomandati e come più ritengono opportuno. Chi somministra un vaccino anti coronavirus, però, ha dovuto firmare un accordo legale con l'agenzia federale della protezione della salute, che prevede che eventuali infrazioni alle regole comportino l'espulsione dal programma vaccinale e la possibilità di essere perseguiti legalmente. Ma il rischio di cause civili per la violazione degli accordi con le autorità sanitarie Usa è estremamente improbabile, secondo un esperto.
Il tema immunità di gregge - Nelle scorse ore si è tornati a parlare anche di immunità di gregge, ovvero della capacità di un gruppo di persone di resistere all'attacco di un virus. Questo grazie all'immunizzazione ottenuta da una grande fetta dei suoi componenti, tramite vaccino o per aver sviluppato gli anticorpi con il contagio e la successiva guarigione.
Per Emma Hodcroft, epidemiologa dell'Università di Berna, «è l'unica via per uscire dalla pandemia». La prima nazione che potrebbe essere vicina a raggiungerla potrebbe essere Israele, secondo quanto affermato domenica dal principale consigliere sanitario del governo, Nachmann Ash. La recente ondata di casi legati alla variante Omicron potrebbe portare il Paese all'immunità collettiva. Ma ci sarà un prezzo da pagare: «Il prezzo dell'immunità di gregge è di moltissime infezioni, e questo potrebbe finire per accadere. I numeri devono essere alti per raggiungere l'immunità di gregge, è qualcosa che è possibile», ha spiegato Ash. «Ma non vogliamo raggiungerlo per mezzo di infezioni, vogliamo che accada a causa della vaccinazione di molte persone».
Obiettivo non garantito - Il capo della task force sul coronavirus del ministero della Salute israeliano, Salman Zarka, ha affermato che l'immunità di gregge non è garantita. «Dobbiamo essere molto cauti con questo, in particolare alla luce della nostra esperienza negli ultimi due anni in cui abbiamo visto persone che si sono riprese essere nuovamente infettate».
C'è poi il problema dei test: Israele è vicinissimo al limite della capacità d'individuare il virus e presto, secondo Eran Segal dell'istituto Weizmann, non sarà possibile identificare le nuove infezioni. Il governo guidato dal primo ministro Naftali Bennett ha ammesso che le politiche messe in atto non impediranno un esteso aumento dei contagi e che l'obiettivo attuale è di mantenere attiva l'economia, evitando nel contempo la crescita dei ricoveri ospedalieri per gravi casi di Covid-19. Un nuovo lockdown potrà essere deciso, ma solo come misura estrema.