Non solo Djokovic. L'elenco degli sportivi che rifiutano di vaccinarsi o criticano le misure contro il Covid, è lungo.
SYDNEY - Il caso Djokovic - Alla fine Novak Djokovic è stato espulso dall’Australia. La telenovela del tennista serbo si è conclusa con una sentenza della Corte federale australiana che ha annullato il suo visto per la seconda volta per motivi di salute, dividendo l’opinione pubblica tra sostenitori e oppositori del tennista No vax. Djokovic, aveva dichiarato, in occasione del suo arrivo all’aeroporto di Melbourne, il 5 gennaio scorso, di aver contratto il Covid-19 due volte e per tale motivo di essere esentato dal sottoporsi al vaccino. Peccato che, nello stesso periodo in cui il campione diceva di essere positivo al Covid, avesse partecipato a diversi eventi sportivi, ad una intervista e ad un servizio fotografico del giornale francese L’Equipe, pur sapendo, appunto, di essere malato. Il Governo australiano si è detto soddisfatto della decisione della Corte “che permette di mantenere forti i nostri confini e proteggere gli australiani. Questa decisione è stata presa per motivi di salute, sicurezza e buon ordine, in quanto ciò era nell’interesse pubblico. Gli australiani hanno fatto molti sacrifici durante questa pandemia e giustamente si aspettano che il risultato di quei sacrifici venga protetto”.
La polemica italiana di Marco Melandri - Il comportamento di Djokovic non rappresenta una eccezione nel mondo dello sport: sono sempre più numerosi, infatti, gli atleti che dichiarano la propria volontà di non sottoporsi al vaccino anti Covid, suscitando molte critiche ma anche il plauso di chi ritiene che l’obbligo vaccinale costituisca una chiara violazione della libertà personale dell’individuo. Ultimo, in ordine di tempo, è il caso di Marco Melandri, ex pilota di Moto Gp e campione del mondo nella 250, che, durante una intervista dal magazine Mow, ha raccontato di essersi voluto infettare di proposito per evitare di doversi fare il vaccino anti Covid e ottenere comunque il Green pass. “Ho preso il virus perché ho cercato di prenderlo-ha dichiarato Melandri-e, al contrario di molti vaccinati, ho fatto una fatica tremenda. Mi sono dovuto contagiare per necessità, dovendo lavorare e non considerando il vaccino una alternativa valida. Per me il Green pass era e rimane un ricatto (...) Bastava vaccinarsi? Fino a prova contraria questo rimane un vaccino sperimentale”. Le parole di Melandri hanno suscitato un coro di indignazione, ed il sottosegretario italiano dell’Interno Carlo Sibilla ha giudicato il comportamento ed il messaggio dello sportivo “senza dubbio indegni e pericolosi”. L’ex campione di moto Gp, resosi conto del putiferio creato, ha poi cercato di fare retromarcia, scrivendo su Instagram che “per una battuta ironica è uscita una tempesta” anche se le sue posizioni contrarie al Green pass erano note ed il 15 gennaio scorso aveva partecipato, a Milano, ad una manifestazione No vax dove si era scagliato contro “la dittatura che stiamo subendo”.
La paura dell'infertilità per il campione Aaron Rodgers - I primi sportivi ad uscire allo scoperto, manifestando la propria contrarietà al vaccino anti Covid, sono stati, diversi mesi fa, quelli americani. Il quaterback dei Green Bay Packers, Aaron Rodgers, uno dei campioni più amati e stimati d’America, quando risultò positivo, nel novembre scorso, ammise di non aver fatto il vaccino sostenendo, a fondamento della sua decisione, una serie di teorie pseudoscientifiche molto contraddittorie e dicendosi preoccupato per gli eventuali effetti del vaccino sulla fertilità. La sua posizione venne fortemente criticata dalle autorità americane che evidenziarono come, nei giorni a ridosso della sua positività, avesse partecipato a diverse conferenze stampa senza indossare la mascherina e ad una festa, cosa vietata agli sportivi della National Football League non vaccinati.
Kyrie Irving: "Il corpo è mio" - Anche Kyrie Irving, famosissimo point guard Nba dei Brooklyn Nets, ha dichiarato più volte la sua intenzione di non vaccinarsi pur non volendo essere definito un No-vax: “Nessuno dovrebbe essere costretto a fare qualcosa che non vuole al proprio corpo: ne abbiamo uno solo e nessuno può dirmi che cosa devo o non devo farci. (...) Ho scelto di non vaccinarmi, e chiederei a tutti di rispettare la mia scelta. La mia non è un a decisione politica, non riguarda la Nba o nessuna altra organizzazione. Riguarda la mia vita e quello che scelgo di fare”. L’elenco degli sportivi che rifiutano di vaccinarsi contro il Covid, o criticano le misure di contenimento alla pandemia, è lunga e non c’è settore sportivo che ne sia esente.
L'orgoglio no vax del nuotatore Michael Andrew - Già questa estate aveva fatto discutere le dichiarazione e l’atteggiamento di assoluta noncuranza alle regole, tenuta dal nuotatore statunitense Michael Andrew che, in occasioni delle Olimpiadi di Tokyo, si era dichiarato orgogliosamente No vax presentandosi, alle interviste del dopo gara, senza mascherina. “Per me è piuttosto difficile respirare dopo aver sacrificato il mio corpo in acqua. Per la mia salute è più importante essere in grado di respirare che proteggere ciò che sta uscendo dalla mia bocca”, aveva dichiarato senza tanti giri di parole Andrew che, in merito al vaccino, aveva sostenuto che “non voglio mettere nulla nel mio corpo senza poter sapere quale sia la reazione” . Il Comitato Olimpico Internazionale non aveva potuto che accettare tale decisione dato che non era stato imposto alcun obbligo vaccinale agli atleti partecipanti all’Olimpiade.
I no vax del calcio - Nel mondo dello sci, Kristian Ghedina, uno degli sciatori più forti di sempre, si è fin da subito dichiarato contrario al vaccino così come, nel mondo del calcio, diversi calciatori hanno dichiarato di non volersi vaccinare. A proposito del provvedimento del Governo che, in Italia, ha reso obbligatorio il Green Pass rafforzato anche per le attività agonistiche all’aperto, Nicola Sansone, calciatore del Bologna, ha espresso, sul suo profilo Instagram, tutto il suo disappunto dicendo che “viviamo in un mondo di merda, in cui i diritti umani non contano un cazzo! Non esiste più libertà di scelta”. Allo stesso modo, in Germania, si discute delle posizioni No vax di Joshua Kimmich del Bayern Monaco e i casi si moltiplicano anche in Premier League. Gli esempi potrebbe continuare ancora per molto ma, a prescindere dalle posizioni individuali di ciascuno sportivo, è interessante capire il perché si siano formate tante sacche di resistenza proprio in un ambito che fa della salute e della cura del corpo il proprio baluardo.
L'ansia di prestazione - Verrebbe da pensare infatti, che proprio coloro che praticano sport, specialmente a livello professionale, avendo quale priorità la tutela della propria salute siano i maggiori sostenitori del vaccino anti-Covid. Se in molti casi è così, non si può però negare che vi siano tanti sportivi ad esso contrari. Ciò, secondo gli esperti, sarebbe da riferirsi al fatto che, in molti casi, lo sportivo possa vivere con ansia l’idea di compromettere la propria attività fisica. Nelle parole di coloro che si sono dichiarati No vax nel mondo sportivo, ricorre spesso la paura di non sapere cosa si stia assumendo e delle eventuali reazioni avverse che ciò possa provocare al proprio fisico. Secondo Gianfranco Beltrami, vicepresidente della Federazione Italiana medici dello sport “Di solito chi dubita del vaccino è preoccupato soprattutto per gli effetti sulla sua attività fisica: hanno paura che possa compromettere le performance sportive e dare effetti collaterali impedendo allenamenti e competizioni”. Prendendo ad esempio il caso Djokovic, il giornale italiano La Stampa ha parlato di “un fanatico del controllo” più che un reale No vax. Una persona abituata a calcolare al secondo il rapporto sonno-veglia pur di migliorare le proprie prestazioni agonistiche e che, già da tempo, aveva assunto un atteggiamento critico nei confronti della medicina tradizionale preferendogli dei metodi più ‘naturali’ quali “la preghiera e il potere della gratitudine che riescono a trasformare il cibo più tossico o l’acqua più inquinata, nell’acqua più salutare”. La paura di compromettere ciò su cui si fonda la propria carriera, il benessere fisico, indurrebbe molti atleti a rifiutare un vaccino considerato, erroneamente, sperimentale e poco sicuro ed in grado, proprio per questo, di danneggiare più che tutelare la propria salute. Secondo Beltrami “Il medico dello sport deve spiegare che l’atleta può essere soggetto a rischio per la possibilità che l’attività sportiva intensa comprometta il sistema immunitario e che gli ambienti sportivi possano essere luoghi di contagio”. Anche nel mondo dello sport vi sono due correnti di pensiero opposte anche se fa riflettere il fatto che campioni plurititolati siano pronti a mettersi nelle mani dei medici in alcune circostanze, come nel caso di gravi infortuni, e non in altre, quale prevenzione al Covid-19.