Il viceleader del Reggimento Azov dall'acciaieria: «Finché siamo qui e teniamo viva la difesa... la città non è russa».
Dagli scatti che emergono, però, pare ormai difficile anche solo definirla ancora una "città"
MARIUPOL - Mentre si moltiplicano gli appelli per permettere il recupero dei civili bloccati nell'acciaieria Azovstal, emergono nuove foto da Mariupol, che mostrano in tutta la sua crudezza la devastazione che ha travolto la città portuale nel Sud dell'Ucraina.
Scatti dall'alto, che mostrano un cimitero di edifici e costruzioni, e che non hanno bisogno di ulteriori commenti.
Nel frattempo, il vicecapitano del Reggimento Azov Sviatoslav Palamar ha parlato dall'acciaieria all'agenzia Reuters, spiegando che nonostante «la situazione sia difficile, e le risorse si stiano riducendo ogni giorno che passa», le sue forze combatteranno «per tutto il tempo necessario». Il soldato ha esortato nuovamente i leader mondiali «a salvare i civili e le centinaia di truppe intrappolate» a causa «dell'assedio medievale della Russia».
«La città non è russa»
Il 39enne ha poi ribadito: «Finché siamo qui e teniamo viva la difesa... la città non è loro».
Per quanto riguarda le operazioni militari, Palamar non ha voluto dare dettagli specifici, poiché potrebbero aiutare l'aggressore. Per lo stesso motivo, non ha voluto dire quanto cibo e munizioni erano rimasti. Ha però ammesso che hanno più di 500 combattenti feriti, alcuni in gravi condizioni. «Non abbiamo le condizioni per curarli, per effettuare interventi chirurgici difficili... le medicine stanno finendo, le bende e il cibo e l'acqua».
«Il mondo deve svegliarsi»
Arrendersi e diventare prigionieri? Per il leader Azov «non è un'opzione»: chi si arrende «sarà ucciso, mutilato, torturato, ed è per questo che vogliamo avere una terza parte, neutrale, che durante i negoziati possa garantire la loro uscita da Azovstal».
Il suo messaggio al mondo? «Di svegliarsi di fronte alla minaccia russa, e smettere di essere morbidi con Mosca»: «Spero che il mondo ora si renda conto del suo errore... Tutto ciò che i nostri soldati fanno qui - non solo a Mariupol, ma sul territorio dell'Ucraina - non è per salvare solo l'Ucraina, ma anche la Polonia, la Lituania, la Lettonia, l'Estonia, la Moldavia e la Georgia», ha concluso.