Anthony Albanese ha chiesto agli Stati Uniti di concludere il perseguimento politico al fondatore di Wikileaks
SYDNEY - Il primo ministro australiano Anthony Albanese ha detto in parlamento di aver premuto personalmente sul governo Usa perché metta fine al perseguimento del fondatore di Wikileaks, l'australiano Julian Assange e si è impegnato a continuare a intercedere in suo favore.
Albanese ha detto di aver sollevato il caso con gli Usa «recentemente», osservando che «è tempo che questa questione sia portata a conclusione». «Ho sollevato la questione personalmente con rappresentati del governo degli Stati Uniti», ha aggiunto. «La mia posizione è chiara ed è stata messa in chiaro con l'amministrazione Usa. Continuerò a sollevarla, come ho fatto di recente in incontri che ho avuto».
Il primo ministro non ha specificato se ha sollevato la questione-Assange direttamente con Joe Biden, ma i due leader hanno avuto di recente diversi incontri faccia a faccia, l'ultimo dei quali due settimane fa in margine al vertice ASEAN in Cambogia.
Albanese, che è stato esortato ripetutamente da parlamentari dei due schieramenti, ha detto di non sostenere le azioni del fondatore di Wikileaks di diffondere in internet informazioni classificate, ma ha aggiunto: «Qual è il senso di continuare questa azione legale che può durare ancora per molti anni?». E ha paragonato la situazione di Assange con quella dell'ex militare Usa Bradley (ora Chelsea) Manning, che è stato graziato da Barack Obama dopo aver servito sette anni per aver passato file confidenziali a Wikileaks. «Lei può ora partecipare liberamente nella società Usa».