Inizia il processo a Roberto Saviano per diffamazione ai danni del Vicepresidente del Consiglio italiano.
ROMA - Atto primo del processo a Roberto Saviano accusato di diffamazione ai danni di Matteo Salvini, per il contenuto di alcuni post pubblicati nel 2018. Dopo i problemi legali con la premier Giorgia Meloni, Saviano si ritrova quindi di nuovo in aula per affrontare un processo simile. Il giornalista non si è mostrato scoraggiato ma si è detto «fiero di essere imputato». L’udienza è durata pochi minuti, il tempo per esprimere l’indignazione verso un processo “intimidatorio”.
«Ho definito Salvini ministro della malavita perché era divenuto intollerabile il modo con cui si relazionava al Sud Italia, senza alcuna volontà di comprenderne le dinamiche, e soprattutto i drammi, ma solo con attitudine predatoria, laddove i voti costituivano il bottino da conquistare a ogni costo», ha spiegato lo scrittore in aula. Saviano aveva citato Gaetano Salvemini, celebre politico italiano, che usò la stessa definizione per riferirsi a Giovanni Giolitti, presidente del Consiglio dei ministri.
Lo scrittore ha sottolineato il carattere intimidatorio del processo. «Sono qui per difendermi da una querela che ho ricevuto su carta intestata del Viminale: è un’Istituzione che mi chiama a processo per aver criticato il Ministro? Non è un dettaglio irrilevante ricevere una querela su carta intestata del Ministero, ma un fatto gravissimo, un simbolo che evoca il nostro passato più funesto: se critichi il ministro te la dovrai vedere con il Ministero».
L'appello di Saviano al Tribunale è la tutela e la difesa «di chiunque abbia la volontà di criticare radicalmente il governo e la politica, di criticare radicalmente le menzogne e la complicità della politica con la diffusione sistematica di propaganda e paura».
«Questo processo mostrerà alla politica tutta come processare un’opinione possa essere il primo atto di compromissione dell’unica forza in grado di irrorare la democrazia: la critica».