Il sergente Denys Tkach (36 anni) ha provato a ostacolare da solo l'avanzata russa dopo aver detto ai suoi uomini di ritirarsi
Ha scorto l'avanzata dei soldati russi nella notte, con un visore a infrarossi, e ha detto ai suoi sottoposti di ritirarsi. Lui è restato a difendere la sua posizione, perdendo la vita.
Il Guardian e altri media internazionali hanno ripreso oggi, per commemorare l'anno esatto dall'inizio della guerra in Ucraina, la storia del sergente ucraino 36enne Denys Tkach, con buone probabilità la prima vittima del conflitto.
Tkach, guardia di confine che presiedeva il piccolo avamposto nella cittadina settentrionale di Zorynivka (Oblast di Luhansk) ha perso la vita «crivellato dai colpi delle armi silenziate dell'avanscoperta dell'esercito di Mosca». Questo più di un'ora prima dell'annuncio ufficiale dell'entrata in guerra dato da Vladimir Putin e dal Cremlino.
I soldati russi erano stati avvistati dalla Guardia ucraina mentre avanzano nella neve (e nel buio). Sapendo che dietro a quel drappello c'era verosimilmente un esercito, Tkach ha ordinato ai suoi giovani sottoposti di ripiegare «il più silenziosamente possibile».
Dopo di che ha imbracciato l'unica arma a ripetizione della struttura, un mitragliatore, prima di essere raggiunto dai colpi degli scout russi. Per il suo sacrificio è stato insignito di una medaglia al valore militare.
«Il corpo delle guardie di confine, aggredite da tutti i lati sono state le prime a subire il vile attacco del nemico», ha commentato oggi ai media il portavoce della Guardia di confine ucraina, «alle 3.40 di mattina gli invasori hanno colpito l'avamposto di Zorynivka, facendo delle vittime. Queste sono le prime fra i nostri fratelli, in una larga operazione di conquista iniziata proprio quel 24 febbraio».
L'ultima telefonata fra il sergente e la moglie Oksana era avvenuta poche ore prima del suo decesso. Stando al quotidiano britannico durante la chiamata la coppia avrebbe parlato dell'imminente compleanno di una delle loro due figlie (Dominica, che oggi ha 2 anni) che avrebbero festeggiato dopo il suo ritorno a casa, alle 10:30 del giorno dopo. Le ultime parole scambiate, uno straziante: «Ci vediamo domani, ti amo e mi manchi».