L'arma, in grado di portare testate nucleari in qualsiasi angolo del mondo, è operativa. Ma Kiev non si lascia impressionare.
MOSCA - Il nuovo missile strategico russo, il Sarmat, in grado di portare testate nucleari in qualsiasi angolo del mondo, è ormai sulle rampe di lancio. Ad annunciarne la messa in stato di operatività è stato oggi il capo dell'agenzia spaziale di Mosca, Yuri Borisov.
Kiev tuttavia non si lascia impressionare e conferma di essere dietro all'attacco all'aeroporto militare russo di Pskov, a ben 700 chilometri dal confine ucraino, dove nella notte tra martedì e mercoledì sono stati colpiti alcuni giganteschi aerei da trasporto Ilyushin-76. Ma gli attacchi, ha affermato il capo dei servizi segreti militari ucraini Kyrylo Budanov, sono partiti dall'interno della stessa Russia.
Vladimir Putin intanto ha annunciato che «abbastanza presto» incontrerà il leader cinese Xi Jinping, dopo che nei giorni scorsi l'agenzia Bloomberg aveva parlato di una possibile visita del presidente russo a Pechino per partecipare al Belt and Road Forum di ottobre. «Sono contento di chiamarlo mio amico perché questo è un uomo che sta facendo personalmente molto per lo sviluppo delle relazioni russo-cinesi, in vari campi», ha sottolineato Putin.
Se il viaggio a Pechino fosse confermato, si tratterebbe del primo all'estero del presidente russo dopo l'ordine d'arresto spiccato contro di lui lo scorso marzo dalla Corte penale internazionale. Lunedì 4 settembre Putin riceverà invece a Sochi, sul Mar Nero, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan: al centro dell'incontro la questione del grano.
Il missile Sarmat RS-28 era stato testato nell'aprile del 2022 in un evento seguito in diretta da Putin e celebrato con toni trionfalistici, anche se il Pentagono in quella occasione lo aveva liquidato come un'operazione di «routine» che non rappresentava una seria «minaccia». Sicuramente, tuttavia, è ad armi come queste che Mosca si affida per ribadire il proprio ruolo di potenza nucleare.
«La Russia è invincibile», ha avvertito Putin parlando a una classe di studenti in occasione del primo giorno dell'anno scolastico. Ma gli attacchi in profondità sul suo territorio che si vanno moltiplicando sembrano contribuire a un clima di incertezza. In particolare il bombardamento con droni kamikaze di questa settimana all'aeroporto di Pskov, 30 chilometri dal confine con l'Estonia.
«Lavoriamo dal territorio della Russia», ha affermato Budanov, senza specificare se l'attacco sia stato condotto dalla stessa intelligence della Difesa di cui lui è a capo o da formazioni russe anti-Cremlino. Mentre le autorità russe hanno detto che un drone è stato distrutto anche la scorsa notte mentre si avvicinava a Mosca e altri due nelle province di Belgorod e Kursk.
Dal terreno intanto si susseguono le notizie contraddittorie sulla controffensiva ucraina. «Non stiamo fallendo, stiamo andando avant», ha detto il ministro degli Esteri Dmytro Kuleba in un'intervista alla Cnn, ammettendo tuttavia che si tratta di «una lotta dura». Anche secondo il portavoce del Consiglio di Sicurezza nazionale Usa, John Kirby, nelle ultime 72 ore ci sono stati «notevoli progressi» degli ucraini, specie nella regione di Zaporizhzhia.
Ciò che il ministero della Difesa russo smentisce, affermando che nell'ultima settimana in quest'area sono stati respinti tutti gli attacchi ucraini, con un bilancio di 960 soldati di Kiev uccisi. Mosca accusa i comandi ucraini di costringere i propri soldati a missioni suicide, facendoli camminare sui campi minati. Le forze russe, aggiunge il ministero, hanno invece migliorato le loro posizioni tattiche nella regione di Kupyansk, nel nord-est dell'Ucraina, impadronendosi di alcune «alture chiave».
La multinazionale britannica Bae Systems ha infine annunciato che aprirà un sito di produzione di cannoni da 105 mm in Ucraina, che secondo il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, diventerà «oggetto di speciale attenzione» da parte delle forze russe. Vale a dire che potrà essere attaccato.