Questa mattina i leader mondiali hanno apposto la propria firma su una dichiarazione per la "trasformazione dei sistemi alimentari»
DUBAI - Ha preso il via ieri, giovedì 30 novembre, la 28esima Conferenza delle Nazioni Unite sul clima. Oggi i leader mondiali hanno firmato una risoluzione che per la prima volta riconosce la relazione simbiotica tra «ciò che mangiamo e il cambiamento climatico».
In questa, più precisamente, viene riconosciuto che «gli impatti senza precedenti causati dai cambiamenti climatici minacciano sempre più la resilienza dell'agricoltura e dei sistemi alimentari, nonché la capacità di molti - in genere i più vulnerabili - di produrre e di accedere a fonti nutritive». Il testo parla quindi di una "trasformazione dei sistemi alimentari".
Come riportato dal Guardian, Hilal Elver, ex relatore speciale delle Nazioni Unite sul diritto al cibo, ha dichiarato che seppur la dichiarazione sia «lungi dall'essere perfetta» è comunque «innovativa». «Il cibo e l’agricoltura devono essere al centro dei nuovi piani e finanziamenti sul clima se vogliamo rispettare l’accordo di Parigi e avere abbastanza alimenti per tutti».
Vertice chiave
Quella in corso è una Cop28 chiave. Perché, come affermato ieri dal segretario generale dell'Onu Antonio Guterres, «siamo a pochi minuti dalla mezzanotte. Il limite degli 1,5 gradi è dietro l'angolo». Proprio ieri l'Organizzazione meteorologica mondiale ha annunciato che, guardando ai dati raccolti fino al mese di ottobre, la temperatura media dell'anno in corso è superiore di 1,4 gradi rispetto al periodo preindustriale.
In una seconda presa di posizione, oggi Guterres ha aggiunto che non bisogna parlare di riduzione dell'uso dei combustibili fossili, ma di «eliminazione graduale». Ha esortato quindi i governi «ad aiutare l’industria a prendere la decisione giusta: regolamentando, legiferando, fissando un prezzo equo al carbonio, ponendo fine ai sussidi pubblici per i combustibili fossili e adottando una tassa sugli extra-profitti» e triplicando da qui al 2030 l'energia rinnovabile.
250 miliardi
Inaspettatamente, ancora prima che si arrivasse alla fine della prima giornata di discussioni e incontri, è stato approvato il "loss and damage fund", per cui i Paesi sviluppati e i principali inquinanti dovrebbero ora impegnarsi a creare un fondo presso la Banca Mondiale da cui le nazioni più vulnerabili potranno attingere per sopportare il peso dei cambiamenti climatici.
Una soluzione già molto criticata e per nulla esaustiva, in quanto, tra le righe, corrisponde ad accettare testa china le conseguenze derivanti dalle attività inquinanti dell'uomo - un fondo esiste già, dal 2009, e avrebbe dovuto fornire gli aiuti necessari affinché i Paesi più vulnerabili si adattassero e divenissero più resilienti ai cambiamenti del clima, ma in ben 14 anni quasi nessuno dei governi ha adempiuto al proprio compito. Per cui il "loss and damage" è più un cuscinetto che una soluzione.
Tra i primi ad aver definito un piano ci sono gli Emirati Arabi Uniti, che ospitano la Cop di quest'anno. Secondo quanto annunciato dal presidente Mohamed bin Zayed bin Sultan Al Nahyan, è già stato creato un fondo da 30 miliardi e gli Uae intendono investirne 250 entro il 2030.