Da Amman sostengono che il raid sia avvenuto in Siria. Il Pentagono però non crede alla loro versione
AMMAN - Prime vittime statunitensi la scorsa notte in Medio Oriente dall'inizio della guerra a Gaza, con il rischio di escalation del conflitto. E con potenziali ricadute sulla campagna elettorale americana, dove l'ex presidente repubblicano Donald Trump martella che l'attuale democratico Joe Biden "ci sta trascinando in un'altra guerra".
Tre soldati americani sono morti in un attacco notturno con drone contro una postazione statunitense nella Giordania nordorientale, vicino al confine con la Siria, mentre altri 34 sono rimasti feriti. Un portavoce del governo di Amman, parlando alla televisione pubblica del suo paese, ha sostenuto che l'attacco non sia avvenuto sul suolo giordano ma in Siria, prendendo di mira la base americana di Al-Tanf. Ma il Pentagono insiste sulla sua versione.
Il quotidiano The Wall Street Journal chiarisce: è stata colpita la Tower 22, un piccolo avamposto degli Usa in Giordania, vicino alla base Al-Tanf, la quale si trova però al di là del confine, nella Siria sudoccidentale, dove le forze americane collaborano con i partner locali contro il sedicente Stato islamico (Isis).
"Stiamo ancora raccogliendo informazioni su questo attacco, ma sappiamo che è stato effettuato da gruppi militanti radicali sostenuti dall'Iran che operano in Siria e Iraq", ha accusato Biden in una nota diffusa dalla Casa Bianca, dopo essere stato informato dalla sua équipe per la sicurezza nazionale.
Il comandante in capo ha promesso in qualche modo una rappresaglia: "Non abbiate dubbi: chiederemo conto a tutti i responsabili, nel momento e nel modo che sceglieremo".
Quindi ha espresso il suo cordoglio e reso omaggio alle vittime: "Oggi il cuore dell'America è pesante... Jill (la moglie) e io ci uniamo alle famiglie e agli amici dei nostri caduti, e agli americani in tutto il paese, nel piangere la perdita di questi guerrieri in questo attacco spregevole e del tutto ingiusto. Questi soldati incarnavano il meglio della nostra nazione: incrollabili nel loro coraggio, inflessibili nel loro dovere, intransigenti nel loro impegno nei confronti del nostro paese, mettendo a rischio la propria sicurezza per quella dei loro connazionali e dei nostri alleati e partner con i quali combattiamo il terrorismo. È una lotta che non cesseremo".
"I tre militari americani che abbiamo perso erano patrioti nel senso più alto e il loro sacrificio estremo non sarà dimenticato dalla nostra nazione", ha sottolineato Biden non senza una punta polemica, in contrapposizione agli assalitori del Capitol che Trump continua a chiamare "patrioti".
Si tratta anche del primo attacco dall'inizio della guerra a Gaza alle truppe degli Usa in Giordania, un paese alleato chiave in Medio Oriente (con un ruolo cruciale anche a Gerusalemme per la sua supervisione dei luoghi santi), dove stazionano circa 3000 militari americani. C'è quindi il rischio di un'escalation e di un allargamento del conflitto, dopo i ripetuti attacchi di milizie filoiraniane contro le truppe degli Usa in Iraq, Siria e Yemen, cui il Pentagono ha risposto colpo su colpo. In particolare nel Mar Rosso, dove continuano gli attacchi Houthi contro le navi commerciali, non solo americane.
Il raid mette in imbarazzo Biden proprio durante le negoziazioni con Doha (Qatar) per sbloccare i fondi iraniani (6 miliardi di dollari, ossia 5,2 miliardi di franchi al cambio attuale) in due banche del Qatar dopo la liberazione di alcuni ostaggi americani.
E accresce le sue difficoltà elettorali sul fronte della guerra: oltre 1000 pastori afroamericani che rappresentano centinaia di migliaia di fedeli a livello nazionale si sono mobilitati per chiedergli un cessate il fuoco a Gaza. Ammonendolo che altrimenti rischia di perdere quel cruciale voto afroamericano che sta cercando di riconquistare in questi giorni in Carolina del Sud, prima tappa il 3 febbraio delle primarie dei democratici.