La denuncia del sindacato Sappe dopo il sequestro di sabato a Secondigliano
NAPOLI - Un nuovo sequestro di droga e telefoni cellulari fatti penetrare illecitamente nei penitenziari italiani per mezzo di droni.
A spiegare quanto avvenuto sabato nel carcere napoletano di Secondigliano è Emilio Fattorello, segretario nazionale campano del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria (Sappe): «Alle ore 18 e alle 20 si sono registrati sorvoli di droni sul carcere napoletano. Alle ore 20 il personale di Polizia, già allertato dal precedente sorvolo, con il calare delle tenebre individuava un drone che volteggiava sul Reparto S 3 ove sono reclusi i detenuti appartenenti al circuito detentivo dell'Alta Sicurezza».
L'apparecchio telecomandato, che trasportava il suo carico legato a un filo, è riuscito a giungere a destinazione - in una cella del secondo piano. «L'arrivo del drone è stato anticipato dal frastuono di fuochi d’artificio fatti esplodere all'esterno con il sicuro scopo di coprire il rumore dell'apparecchio volante e nel contempo come segnale ai destinatari dell'arrivo del materiale» dichiara Fattorello. Ma gli agenti di Polizia penitenziaria hanno fatto irruzione nella cella e hanno sequestrato 12 telefoni cellulari di cui 10 del tipo micro e 2 smartphone, cinque panetti di hashish per un totale di mezzo chilo e diversi grammi di sostanza del tipo cocaina. «Il drone, portata a termine la missione, è rientrato verso il vicino quartiere di Scampia».
Fattorello denuncia «l'attuale emergenza del fenomeno del traffico illecito a mezzo droni, traffico che mette a repentaglio la sicurezza e legalità interna agli istituti di pena con risvolti negativi anche per l'ordine pubblico. L'amministrazione deve con urgenza correre ai ripari di tale criticità». Il segretario generale del Sappe Donato Capece, che proprio nei giorni scorsi aveva denunciato il sorvolo di droni sul carcere di Secondigliano, torna a denunciare come sia incredibile e assurdo che gli Uffici ministeriali competenti non abbiano ancora assegnato alla Direzione del carcere di Secondigliano i fondi richiesti per l’acquisto di apparecchi inibitori ai droni (capaci di arrivare fin sulle finestre delle celle!) e per porvi una griglia sulle finestre conformi alle disposizioni dipartimentali che, appunto, impedisca ai droni di sorvolare ed entrare nella struttura. Il personale di Polizia Penitenziaria del carcere di Secondigliano è davvero stanco e – a distanza di mesi, forse anni – non riesce più a sostenere gli eccessivi carichi di lavoro che derivano, indubbiamente, anche e soprattutto dalla carenza organico del reparto».