L'industria del pesce si avvale di un visto che non permette ai lavoratori migranti di licenziarsi o di scendere a terra
LONDRA - Turni da 20 ore. Pochissime pause. E abusi. È il quadro che emerge da una ricerca universitaria in cui è stato posto sotto analisi il lavoro sui pescherecci britannici e, più in particolare, il trattamento riservato ai migranti nell'ambito. Focus: schiavismo moderno.
Secondo il rapporto Letting Exploitation Off the Hook, redatto dai ricercatori dell'Università di Mottingham Rights Lab, il 30% dei migranti che vengono assoldati come pescatori dalle industrie di pesca britannica subiscono abusi. Grazie a 16 interviste e a un sondaggio a cui hanno partecipato 166 membri dell'equipaggio di alcune navi il rapporto ha potuto mettere in luce una situazione di degrado e razzismo.
Vita controllata - «La maggior parte dei migranti ha riferito di essere stata discriminata, in particolare i ghanesi, e di essere stata insultata in modo razzista mentre veniva picchiata dai capitani». Lo studio evidenzia che più del 60% dei partecipanti ha assistito a minacce e maltrattamenti perpetrate nei confronti dei colleghi. Si parla di abusi fisici, psicologici e sessuali.
Inoltre, più del 60% dei migranti intervistati ha dichiarato di aver paura di chiedere aiuto perché temono rappresaglie. In particolare, uno ha fatto notare di non poter abbandonare la nave, a causa del visto lavorativo che gli è stato attribuito, e che il capitano della nave controlla le sue chiamate.
«Visti di transito» uguale «sfruttamento». È così che persone provenienti da Indonesia, Ghana, India, Filippine e Sri Lanka finiscono nel limbo dello schiavismo. Questo tipo di visto, riporta il Guardian, permette ai migranti di lavorare sui pescherecci, ma li limitano nella possibilità di cambiare lavoro. Questo in quanto i visti di transito servono a poter lavorare, ad esempio, in acque internazionali, senza permettere, tuttavia, a chi non possiede i documenti necessari, a scendere a terra lì dove è stato assunto.
I migranti non regolari sono quindi condannati a vivere a bordo dei pescherecci su cui lavorano già 20 ore al giorno, con una paga da 3,50 sterline l'ora. In molti hanno risposto al sondaggio dei ricercatori di non poter neanche prendere in considerazione l'abbandono del posto di lavoro a causa dei debiti.
Verso il bando - L'International Transport Workers' Federation ha pubblicato separatamente un secondo rapporto, in cui chiede che la scappatoia per ottenere visti di transito a bordo dei pescherecci venga bandita.
La Fishermen's Welfare Alliance ha preso atto di quanto denunciato e affermato che la tipologia di visto utilizzata non è adatta alla pesca moderna. Sulla ricerca universitaria in particolare: «In qualità di rappresentanti del settore, deploriamo e condanniamo le cattive pratiche e i maltrattamenti sui membri dell'equipaggio, indipendentemente dalla loro nazionalità o del loro status».