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Il dibattito infinito sulle armi, in un Paese che le ama (e le odia)

STATI UNITIIl dibattito infinito sulle armi, in un Paese che le ama (e le odia)

02.06.22 - 06:30
19 stragi all'anno, 40'000 vittime all'anno e l’opinione pubblica mai così divisa per un problema che sembra irrisolvibile
Reuters
Il dibattito infinito sulle armi, in un Paese che le ama (e le odia)
19 stragi all'anno, 40'000 vittime all'anno e l’opinione pubblica mai così divisa per un problema che sembra irrisolvibile

NEW YORK - È una scena vista e rivista. L’America piange le vittime innocenti di una sparatoria. L’ultima tragedia è avvenuta in una scuola elementare nella cittadina di Uvalde, in Texas (21 vittime). Dieci giorni prima a morire erano stati gli sfortunati avventori di un supermercato di Buffalo, a New York (10 persone). Due episodi ravvicinati che hanno messo in luce – per l’ennesima volta – la tragica eccezione americana, ovvero la frequenza delle sparatorie. Un tema, questo, che spacca potentemente l’opinione pubblica americana.

I numeri sono raccapriccianti. Dal 2009 si sono registrate in media 19 sparatorie di massa all’anno. Per intenderci si tratta di episodi in cui muoiono almeno quattro persone. Ma non solo. Nessun altro Paese sviluppato registra numeri così alti di morti per violenza da arma da fuoco: ogni anno perdono la vita oltre quarantamila americani. Ogni giorno le vittime di arma da fuoco circa 110. Nella conta sono inclusi suicidi e omicidi.

Giovi ricordare che secondo una stima del progetto svizzero Small Arms Survey, sul suolo americano sono in circolazione 390 milioni di pistole su una popolazione di 329 milioni. In altre parole, negli Stati Uniti ci sono più armi che persone (120 ogni cento individui).

Puntuale scatta il dibattito sull’accesso straordinariamente semplice alle armi e sulla diffusione delle stesse. Per i sostenitori del Secondo Emendamento – quello, per intenderci, che garantisce il diritto costituzionale dei cittadini ad armarsi - il problema non sono le armi ma gli individui che le adoperano; in altre parole la vera questione è quella della salute mentale. 

Dunque l’unica possibilità d'intervento non è la riduzione dell’accesso alle armi, bensì il potenziamento d'interventi volti ad incidere nella salute mentale della popolazione. Ma non solo. Secondo questa scuola di pensiero – amplificata dalla potentissima lobby delle armi capitanata dalla National Rifle Association – una eventuale soluzione potrebbe essere quella di mettere più armi nelle mani delle persone “per bene”, in modo tale da permettere loro di prevenire le sparatorie ad opera dei “cattivi”.

Dall’altro lato della barricata, si posizionano gli americani che invocano invece regolamentazioni più rigide, che includano il divieto di certi tipi di armi, ma soprattutto l’introduzione di controlli universali e verifiche approfondite a cui sottoporre chi si accinge ad acquistare un’arma; ma anche il divieto di vendita delle armi d’assalto di tipo militare che vengono utilizzate nella maggior parte delle sparatorie nelle scuole e in altri luoghi pubblici, tra cui le armi semiautomatiche.

«La violenza legata alle armi è una emergenza nazionale, un pacchetto di riforme non può più attendere», tuonano gli attivisti, «Sono le persone che uccidono, non le pistole. Togliere le armi alla gente per bene non risolverà il problema, ma limiterà di sicuro i diritti degli americani», replicano i pro-gun.

Un assunto che i critici di pistole e fucili rifiutano categoricamente, visto che ogni anno in America le armi da fuoco ammazzano i minori più di quanto non lo facciano gli incidenti stradali.

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