Da oltre cinque mesi la città è teatro di violentissimi scontri. Ma perché Mosca la considera così importante? Facciamo il punto
BAKHMUT - Come Kherson, Sloviansk e Mariupol. La città di Bakhmut è uno dei punti nevralgici in cui si sta consumando lo scontro tra le forze del Cremlino e l'esercito ucraino. La battaglia ha preso il via agli inizi di agosto, trasformandola in una città fantasma. E il suo nome ha preso ad affacciarsi con una frequenza sempre maggiore nelle recenti cronache dal fronte.
Le macerie. Il suolo sfregiato dal martellare continuo dei colpi d'artiglieria e segnato dalle trincee; in quella che, fino a pochi mesi fa, 70mila persone chiamavano casa. È uno scenario, come qualcuno lo ha già definito, da Prima Guerra mondiale. Da mesi i militari russi - sostenuti dai muscoli dei mercenari del gruppo Wagner - colpiscono senza sosta, cercando di aprire uno squarcio. E da mesi l'esercito di Kiev risponde e resiste. Colpo su colpo, da una parte e dall'altra. E nell'apnea della guerra, anche le parole si comportano come fossero colpi d'artiglieria: a volte vanno a segno; molto spesso no. Quasi sempre fanno molto rumore.
«Bakhmut è stata liberata», affermano le autorità filorusse del Donbass. «Bakhmut sta resistendo», replica il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. L'eco di un'altra esplosione che zittisce quella precedente.
Bakhmut, perché è così importante per la Russia?
Non conosciamo quale sia l'esatto bilancio della battaglia in corso a Bakhmut e nei suoi dintorni. Sappiamo, dai cronisti sul posto, che entrambi gli schieramenti hanno con ogni probabilità sofferto gravi perdite umane. Vite sacrificate, rispettivamente, per aprire una breccia e per non permettere che questo avvenga. E quindi viene da chiedersi: perché Bakhmut è così importante?
Per dirla brevemente: è una questione più di principio che non strategica. In termini puramente militari, Bakhmut non ha infatti particolare una rilevanza. Ma è una città del Donbass. Parte di quel territorio che la Russia considera ormai suo di diritto - in virtù dei referendum farsa dello scorso autunno - ma che è ancora occupato dalle forze ucraine. L'ex ufficiale della RAF Sean Bell, oggi analista militare, lo ha descritto a Sky News come «una spina nel fianco di Putin». Mosca vorrebbe quindi, usando il medesimo lessico, "liberarla" definitivamente. Da qui si arriva molto rapidamente al secondo fattore che rende la città un obiettivo: il rinforzo psicologico di una vittoria sul campo dopo il domino di fallimenti degli scorsi mesi.
Infine, come rilevano gli analisti geopolitici, c'è anche il fattore distrazione. Perché il continuo martellamento sulla città va osservato anche nell'ottica di attirare quante più forze ucraine possibili su questo fronte, sguarnendone altri. In apnea qui per poter respirare altrove.