In Abruzzo proseguono le ricerche dei figli dell'orsa, si teme per la loro sopravvivenza. L'uomo che ha sparato: «Non vivo più».
I cuccioli dell'orsa Amarena, uccisa con un colpo di fucile cinque giorni fa, non si trovano ancora. «Abbiamo la consapevolezza che dovrebbero essere ancora vivi e che si sono separati», così spiega in un aggiornamento il Parco Nazionale d'Abruzzo. I due piccoli, di circa 5/6 mesi, avrebbero dovuto completare lo svezzamento la prossima primavera, per questo si teme per la loro sopravvivenza.
Dopo l'avvistamento di sabato nei pressi del luogo della tragedia, c'erano grandi aspettative di poterli catturare la scorsa notte ma tutto è stato di nuovo rinviato. E così si continua a cercare. Impegnate squadre di carabinieri, carabinieri forestali, biologi, veterinari e guardaparco, che si avvalgono di droni e trappole con esche; oltre all'impiego di reti a vista, «perché essendo troppo piccoli non possono essere colpiti da cartucce narcotizzanti», ha spiegato ai giornalisti il comandante della locale compagnia dei carabinieri.
Si teme che i due giovani esemplari non possano resistere a lungo senza il supporto del latte materno, sebbene Luciano Sammarone, direttore del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, abbia acceso la speranza dichiarando al quotidiano italiano La Stampa che «di certo non si nutrivano del solo latte materno: non ce l’avrebbero fatta tutti questi giorni senza mangiare e in questo periodo le montagne sono ricche di frutti». Quindi, anche se cuccioli, i due potrebbero aver raggiunto un certo grado di autonomia.
L'uomo che ha sparato - Nel frattempo, negli scorsi giorni, a parlare è stato l'uccisore dell'animale, che ha affidato la sua angoscia all'Ansa: «Sono giorni che non dormo e non mangio, non vivo più, ricevo in continuazione telefonate di morte, messaggi; hanno perfino chiamato mia madre 85 enne, tutta la mia famiglia è sotto una gogna». Dunque minacce per il commerciante 56enne, la cui abitazione resta presidiata dalle forze dell'ordine, mentre volontari hanno organizzato ronde a protezione della famiglia dell'uomo, per paura di ritorsioni.
Un clima incandescente e un'opinione pubblica divisa, tra chi sostiene che l'uomo abbia agito per legittima difesa - l'uccisore racconta di essersi spaventato («mi sono trovato all'improvviso quest'orso ed ho fatto fuoco per terra, non ho mirato») - e chi lo accusa di aver agito crudelmente, senza un valido motivo.
Di certo, per ora, c'è solo il pentimento di colui che ha premuto il grilletto contro Amarena: «Ho sbagliato; l'ho capito subito dopo aver esploso il colpo». Un'ammissione di responsabilità, quest'ultima, di cui terrà senz’altro conto il magistrato che ha indagato il 56enne. È infatti reato punito penalmente quello di causare la morte di un animale per crudeltà o senza necessità, oltre che uccidere specie - animali o vegetali - selvatiche protette.
Ma che mamma orsa abbia in passato generato particolare apprensione o timori è fuori discussione. «Amarena, pur arrecando danni ad attività agricole e zootecniche, sempre e comunque indennizzati dal Parco anche fuori dai confini dell’Area Contigua, non ha mai creato alcun tipo di problema all’uomo», aveva fin da subito precisato a mezzo social l'ente Parco, che parla ora di «corsa contro il tempo» per ritrovare i due cuccioli.