Le testimonianze dei compagni di classe del ragazzino di 14 anni che in una scuola di Winder (Georgia) ha ucciso quattro persone
WINDER - La compagna di banco di Colt Gray, il ragazzo di 14 anni che ha ucciso a colpi di pistola due studenti e due insegnanti, quando l'ha visto alzarsi e uscire dall'aula pensava non avesse più voglia di seguire la lezione di matematica. Non avendo chiesto il permesso per andare in bagno - ha raccontato alla CNN - era quasi sicura che non avrebbe fatto più rientro in classe.
Invece, lo studente Colt, l'intenzione di tornare fra i banchi l'avrebbe poi dimostrato che ce l'aveva tutta e non per amore di equazioni o calcoli decimali ma per azzerare con un fucile AR 15, l’arma più usata nelle stragi di massa americane, la vita dei suoi compagni di classe.
Lyela, questa il nome della compagna di banco di Colt, qualche minuto dopo si accorge che «era fuori dalla porta e una nostra compagna è andata verso di lui per aprirgli. Quando si è accorta che aveva una pistola è fuggita via. Lui capendo che non gli avremmo aperto si è diretto verso la classe a fianco iniziando a sparare».
Gli studenti a quel punto si gettano a terra, cominciando «a strisciare verso l'angolo della classe più riparato» ha spiegato anche Lyela alla polizia, mentre il ragazzino faceva fuoco all'impazzata «un colpo dietro l'altro».
Nascosti sotto ai banchi gli studenti hanno cominciato a mandare messaggi ai genitori. «Papà c'è una sparatoria, non è uno scherzo» ha scritto uno studente. «Ho paura, mamma vienimi a prendere» il messaggio di un altra compagna di classe mentre nei corridoi risuonava il rimbombo degli spari.
Negli schermi all'interno delle aule viene fatto comparire l'avviso rosso di allarme, mentre il terrore si propaga, ai centralini della polizia arrivano decine di chiamate, i genitori lasciano il lavoro e si fiondano a scuola, trovando poliziotti in assetto antisommossa e ambulanze.
«Dentro a un certo punto è sceso un silenzio inquietante», raccontano gli studenti, «le luci spente e noi nascosti in un angolo. Siamo rimasti così per due ore e mezza», isolati dal mondo.
Fino a quando viene data l'indicazione di fuggire verso il campo da calcio: è lì che i ragazzi riabbracciano i famigliari, protetti dagli agenti. Il quattordicenne si consegna alla polizia, «si è gettato a terra» ha dichiarato un agente. L'incubo finisce.
Gli studenti ancora all'interno della scuola fuggono all'esterno. Molti affideranno ai loro social il racconto delle scene a cui hanno dovuto assistere. Una ragazza scriverà che mentre veniva fatta evacuare «ho notato della polvere bianca sui pavimenti usata per assorbire il sangue».
Intanto, viene fuori che un anno fa erano arrivate delle segnalazioni riguardo al fatto che qualcuno su un sito di giochi online aveva avvertito che sarebbe capitato qualcosa di simile, senza indicare luogo e momento, ha dichiarato l'FBI, affermando anche che «sarà verificato se si tratta dell'autore della sparatoria».
Verifiche verranno effettuate anche sulle telefonate di minaccia arrivate la stessa mattina a scuola. A casa del giovanissimo omicida, il papà - che detiene dei fucili sotto vetro - risponde alle domande degli investigatori dichiarando che il figlio «non aveva accesso alle armi senza la mia supervisione». Si è fatto convinto anche lui che il figlio Colt sia riuscito a trovare il modo di essere capace di imbracciarne una anche da solo.
.