Il documento preparato dai democratici dovrebbe essere presentato lunedì alla Camera
Nancy Pelosi: «Lo facciamo anche per la prossima generazione». La Casa Bianca: «Procedere significa solo dividere ulteriormente il paese». Biden scettico.
WASHINGTON D.C. - Donald Trump muto e isolato in una Casa Bianca nel caos che si prepara al suo secondo impeachment. Le grandi manovre sono iniziate: i contatti con gli avvocati sono in corso, si lavora a una difesa del presidente. Ma tutti, dalla Casa Bianca ai legali, si trovano in acque inesplorate. Mancano infatti precedenti: è la prima volta nella storia che un presidente si trova a far fronte a un seconda messa in stato d'accusa, e per di più con una procedura lampo.
I democratici hanno stilato un unico articolo di impeachment. In tutto quattro pagine che saranno presentate alla Camera probabilmente lunedì nel caso in cui, come appare probabile, Trump nel frattempo non lasci. Il voto potrebbe esserci già mercoledì, poi la palla passerà al Senato. Il leader dei repubblicani, Mitch McConnell, ha fatto già circolare fra i senatori le modalità da seguire.
La partita dopo l'insediamento? - Sul procedimento di impeachment nulla è atteso fino al 19 gennaio, quando il Senato tornerà al lavoro. Ma anche il 19 potrebbe essere un altro giorno sprecato: i repubblicani preferiscono infatti attendere fino al 20, quando si insedia il nuovo Congresso e quindi il nuovo senato a maggioranza democratica, con Chuck Schumer leader. Come si procederà allora non è ancora chiaro. Trump a quel punto non sarà più presidente ma non per questo non perseguibile. Da sciogliere anche il nodo della presenza del giudice della Corte Suprema John Roberts. Le norme prevedono che uno dei saggi presieda al processo di impeachment in Senato per un presidente in carica, ma a quel punto in carica ci sarà Joe Biden.
L'accusa che i democratici muovono al presidente è quella di "istigazione all'insurrezione" per l'assalto al Congresso. Il testo elaborato prevede anche che venga vietato a Trump di ricoprire qualsiasi altro incarico federale in futuro, congelando così una sua possibile candidatura presidenziale nel 2024. «Non lo facciamo solo per mettere al sicuro l'America nei prossimi giorni, lo facciamo anche per la prossima generazione», ha spiegato la speaker della Camera, Nancy Pelosi, intenzionata a procedere nonostante la freddezza del presidente-eletto sulla procedura.
Pelosi ritiene infatti che Trump debba pagare per l'assalto al Congresso: non procedere contro di lui vorrebbe dire consentire al presidente di essere al di sopra della legge. A questo, riferiscono i democratici, si aggiungono i timori per nuove tensioni in vista dell'inaugurazione con i sostenitori pro-Trump che si starebbero già organizzando a scendere di nuovo su Washington per manifestare il loro disappunto sull'esito del voto e sfogare la loro rabbia.
Allo scetticismo di Biden sulla messa in stato di accusa, si somma la netta bocciatura della Casa Bianca: «Procedere significa solo dividere ulteriormente il paese», dice. Lo staff del presidente è ormai in modalità di gestione della crisi, alle prese con un Trump furioso contro tutto e tutti. Un Trump che non ha nessuna intenzione di dimettersi perché non ritiene di aver fatto nulla di sbagliato.
Secondo indiscrezioni, mentre il Congresso era sotto attacco, Trump si aggirava soddisfatto per la Casa Bianca senza capire come mai chi lo circondava non fosse contento. Un Trump talmente lontano dalla realtà che, nonostante l'evacuazione del Campidoglio, ha provato - insieme la suo fedelissimo Rudolph Giuliani - a contattare telefonicamente i senatori repubblicani per convincerli a capovolgere il risultato del voto. Un Trump che insomma inizia a preoccupare anche la figlia-prediletta Ivanka, facendone traballare le sue aspirazioni politiche.