Il controverso leader del partito religioso Shas, Aryeh Deri non potrà ricoprire la carica affidatagli dal premier israeliano.
TEL AVIV - Il premier israeliano Benyamin Netanyahu, in ottemperanza ad una decisione della Corte suprema, ha rimosso il leader del partito religioso Shas, Aryeh Deri - suo principale alleato - dalla carica di ministro dell'interno e della sanità.
«Sono costretto con il cuore pesante e con profondo dolore - ha detto - a rimuoverti dall'incarico di ministro in questo governo». Netanyahu ha aggiunto che «cercherà con ogni via legale» di consentire a Deri di continuare in futuro a «contribuire allo Stato di Israele con la sua esperienza e le sue capacità».
La Corte suprema aveva stabilito mercoledì - con 10 giudici su 11 - che Deri non poteva essere nominato ministro a causa delle sue ripetute condanne, con permanenza in carcere, per reati fiscali. Inoltre - aveva denunciato l'Assise - nell'ultimo processo aveva promesso che si sarebbe allontanato dalla vita pubblica in cambio della sospensione della pena.
In una lettera letta durante la consueta riunione di governo a Gerusalemme, Netanyahu ha descritto l'ex ministro come «un'ancora di esperienza, intelligenza e responsabilità», spiegando che la decisione della Corte suprema «ha ignorato la volontà della nazione».
Deri questa mattina - nonostante l'ostracismo della Corte - si è presentato lo stesso alla riunione di governo ma non ha preso posto alla destra di Netanyahu, come vuole la prassi delle sedute dell'esecutivo.
«Nessuna sentenza giudiziaria potrà impedirmi di rappresentare i 400'000 che hanno votato me e Shas. Ho un impegno ferreo nei loro confronti», ha detto l'ex ministro.
«Ho intenzione di continuare a dedicarmi anima e corpo al pubblico e alla coalizione. Intendo continuare a guidare il movimento Shas, a continuare a partecipare alle sedute dei leader dei partiti della coalizione e ad aiutare a portare avanti le importanti iniziative giudiziarie che questo governo vuole realizzare, essendo stato eletto per rafforzare la governabilità di Israele e per rafforzarne la identità ebraica», ha aggiunto.