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GUERRA COMMERCIALE

Alleati... a prova di dazi?

Dopo mesi di totale simbiosi, i dazi fanno emergere le prime divergenze tra Donald Trump ed Elon Musk
AFP
Alleati... a prova di dazi?
Dopo mesi di totale simbiosi, i dazi fanno emergere le prime divergenze tra Donald Trump ed Elon Musk

WASHINGTON D.C. - C'eravamo tanto amati... Certo, scomodare la crisi è sicuramente un po' troppo, ma dopo mesi trascorsi a braccetto - dai comizi elettorali, passando per la cerimonia di insediamento, fino alla quotidianità dello Studio Ovale - fa un certo rumore la contrarietà espressa, in modo piuttosto eloquente, da Elon Musk contro i dazi annunciati da Donald Trump.

Il patron di Tesla, sempre in prima fila a difendere le misure messe in campo dal presidente statunitense, e al suo fianco (finora) nei momenti salienti del suo mandato bis, non si era infatti visto durante l'annuncio delle tariffe. E pure dal suo giardinetto social “privato” - X - è stato assai silenzioso sul tema, come solo poche altre volte.

La quiete è infine venuta meno nel corso del fine settimana, quando l'uomo più ricco del pianeta ha alzato il tiro su Peter Navarro, l'economista “architetto” della politica - per non dire, la guerra commerciale - a base di dazi che tanto piace al tycoon. «Un dottorato in economia ad Harvard è una cosa pessima, non buona».

Musk ha inoltre detto di auspicare che ci si stia «muovendo verso una situazione a dazi zero» con una zona «di libero scambio» tra l'Europa e gli Stati Uniti. Lo stesso auspicio, il numero uno di Tesla lo ha ribadito a voce anche nel suo intervento in diretta con l'Italia, al congresso della Lega a Firenze, aggiungendo di averlo anche consigliato a Trump.

E la voce “dazi” si è aggiunta così al lungo elenco dei temi che, nel paese a stelle a strisce, stanno alimentando decine di centinaia di manifestazioni dal basso contro le politiche attuate dal tycoon e dalla sua amministrazione. Le tariffe applicate infatti - e non lo prevede una sfera di cristallo, ma Jerom Powell, presidente della Federal Reserve - faranno aumentare l'inflazione e rallentare la crescita economica. In poche parole: le tasche dei cittadini statunitensi, soprattutto quelli in difficoltà, si faranno ancora più piccole. Non proprio quello che Trump aveva promesso.

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