A "salvare" l'app per auto con conducenti è stata Uber Eats, la divisione per la consegna di pranzi e cene a domicilio.
Nelle ultime ore la forza lavoro ha subito un taglio del 14%, per complessivi 3'700 dipendenti
NEW YORK - Il coronavirus fa lievitare le perdite di Uber che, nel primo trimestre, sono più che raddoppiate a 2,94 miliardi di dollari dagli 1,09 miliardi dello stesso periodo dell'anno scorso.
I ricavi sono saliti a 3,54 miliardi dai 3,1 miliardi del 2019. Il rosso pesa sui titoli Uber a Wall Street, dove nelle contrattazioni after hours arrivano a perdere il 2,81%.
«Anche se le nostre attività sulle corse in auto sono state colpite duramente dal coronavirus abbiamo preso azioni rapide per preservare la forza del nostro bilancio, concentrare ulteriori risorse su Uber Eats e prepararci per ogni possibile scenario», afferma Dara Khosrowshahi, il CEO di Uber. Il coronavirus ha di fatto fatto precipitare la domanda di corse in auto condivise dalla metà del mese di marzo, penalizzando la società.
A "salvare" l'app per auto con conducenti è stata Uber Eats, la divisione per la consegna di pranzi e cene a domicilio, la cui domanda è schizzata con miliardi di persone costrette in casa ma senza voler rinunciare ai servizi del loro ristorante preferito. Le prenotazioni su Uber Eats sono così salite a 4,68 miliardi di dollari, il 52% in più rispetto all'anno scorso e il 7% in più rispetto agli ultimi tre mesi del 2019.
«Insieme al balzo delle consegne di pranzi e cene, siamo incoraggiati dal vedere i segnali iniziali dei mercati che stanno riaprendo - mette in evidenza Khosrowshahi -. La nostra struttura dei costi altamente variabile resta un vantaggio importante mentre prevediamo che la ripresa delle corse varierà da città a città e da Paese a Paese». Uber ha annunciato nelle ultime ore un taglio della sua forza lavoro del 14%, per complessivi 3'700 dipendenti e avvertito che potrebbe procedere con ulteriori riduzioni dei costi.