Lo scorso anno in Europa sono stati venduti circa 1,2 milioni di chilometri di cavi, 15-20% provenienti dalla Cina
MILANO - La Commissione europea avvia un'inchiesta antidumping sulle importazioni di cavi in fibra ottica dalla Cina, in seguito alla denuncia di Europacable, a nome dei produttori che rappresentano oltre il 25% della produzione di cavi in Europa. Lo riporta l'Official Journal of the European Union.
L'indagine potrebbe durare fino a 15 mesi, ma i dazi provvisori potrebbero essere imposti entro otto.
Europacable e le sue aziende associate «sosterranno attivamente la Commissione europea negli sforzi per ripristinare la parità di condizioni nel mercato», commenta l'associazione in una nota sottolineando che «l'Europa ha assolutamente bisogno di mantenere un'industria dei cavi ottici forte e tecnologicamente avanzata che ha urgente bisogno di garantire che rimanga vitale in questo ambiente molto difficile».
Secondo l'associazione, lo scorso anno in Europa sono stati venduti circa 1,2 milioni di chilometri di cavi, di cui il 15-20% proveniente dalla Cina, aumentate del 150% dal 2016 al 2019, su un mercato UE del valore di circa 1 miliardo di euro.
La Commissione «ritiene che vi siano prove sufficienti per dimostrare che il volume e i prezzi delle importazioni in esame hanno avuto un impatto negativo sulle quantità vendute e sul livello dei prezzi praticati, con conseguenti effetti negativi sostanziali sui risultati complessivi dell'industria dell'Unione». L'inchiesta riguarda il periodo dal 1 luglio 2019 al 30 giugno 2020 e verranno coinvolti 'a campione' una serie di produttori e di importatori che se ne sono avvalsi.
Nella documentazione che Eurocable ha allegato alla sua denuncia sono citati 13 esportatori cinesi (tra i maggiori Yangtze Optical, Hengtong Group, Fiberhome e Futong) mentre tra chi ha utilizzato i loro prodotti, oltre 50 operatori, alcuni 'big' come Telekom Austria, Deutsche Telekom Orange e Vodafone e tanti italiani tra cui Open Fiber, Retelit e Sirti.