I lavoratori che se ne sono andati con il lockdown non vogliono più tornare a causa della Brexit, a rischio la ripresa
LONDRA - Alla riapertura dopo un lungo lockdown, il Regno Unito si è accorto che all'appello mancano decine di migliaia di lavoratori. Alla base di una carenza di manodopera come non se ne vedevano dagli anni '90 c'è - verosimilmente - la Brexit e le nuove norme (abbastanza rigide) riguardante il lavoro stagionale e in generale i permessi di residenza nel Regno Unito.
Come scrive il Guardian, manca tutto il personale che tradizionalmente arrivava da Oltremanica: mancano gli cuochi, gli addetti alle cucine, il personale di polizia, e gli operai ma non solo. I “buchi” sono diventati percepibili anche in lavori di rango e ben pagati, come la finanza, l'informatica, la contabilità e l'ingegneria.
Carenze, queste, che stando all'esperta della BBC Jane Gratton che sono endemiche del sistema britannico ma che la Brexit unita alla chiusura causa Covid hanno reso ancora più evidenti. Insomma, chi se n'è andato durante la chiusura pandemica, poi non è più voluto ritornare.
Per la ripartenza del Regno Unito è un collo di bottiglia non da poco, a cui i datori faticano a rimediare visto che i lavoratori dell'UE, a causa della componente burocratica, sono assai più restii di un tempo ad abbandonare il continente. Stando a un'analisi della Camera di Commercio britannica di oggi il 70% delle imprese che ha provato ad assumere a partire da giugno ha fatto fatica a trovare personale.
Una delle possibili soluzioni, perché dal punto di vista della legislatura difficilmente potrà cambiare in tempi brevi, è da ricercarsi nell'educazione, nella formazione e nell'aggiornamento del personale che già c'è: «Bisogna però muoversi in fretta», spiega sempre al Guardian la responsabile della formazione di KPMG Claire Warnes, «il rischio che vi sia un rallentamento della ripresa è reale».