Offerta in calo, domanda in aumento. I supermercati corrono ai ripari e impongono un limite alle bottiglie acquistabili
LONDRA - Fritto o non fritto? Dai ristoratori agli habitué, la carenza di olio di girasole e vegetale è un dilemma. In diversi Paesi i supermercati stanno imponendo ai clienti un numero limitato di bottiglie acquistabili per volta, in altri si teme che i prezzi in aumento scatenino una crisi politica e, a livello generale, è possibile che i biocarburanti vengano utilizzati sempre meno.
Ucraina e Russia sono insieme responsabili del 60% della produzione globale di olio di girasole. Insieme ad altri fattori, quali la crisi climatica e la pandemia, la guerra attualmente in corso tra i due Paesi sta limitando notevolmente le importazioni e facendo schizzare i prezzi alle stelle. I consumatori, perciò, stanno guardando anche ad altri tipi di oli vegetali, come quello di mais, ad esempio, che essendo sempre stati prodotti in minori quantità, di fronte a un aumento della domanda, subiscono anch'essi il rincaro dei prezzi.
Oltre al settore dell'alimentazione, anche quello del carburante, in particolare quello bio, viene toccato dagli aumenti. Se nel 2019 una tonnellata di olio di soia costava 756 dollari, a marzo è arrivato a una media di 1'957 dollari a tonnellata. Secondo i dati forniti dall'organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura, i prezzi dell'olio vegetale avevano già raggiunto cifre record a febbraio e a marzo sono cresciuti ancora del 23%. Solo quello di palma ha subito un rincaro del 200%.
Corsa ai ripari - Con la paura che sugli scaffali dei supermercati venissero a crearsi dei buchi a causa della crisi della catena di approvvigionamento, molti consumatori si sono precipitati per acquistare quanto più possibile. Perciò catene come Tesco, Morrisons e Waitrose - che operano nel Regno Unito - hanno imposto ai loro clienti un numero limitato di bottiglie acquistabili per volte: tre. Situazioni simili si stanno verificando anche in Italia e Spagna.