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GUERRA COMMERCIALE

Una chiamata da Xi? Trump dovrà attendere a lungo

La pressione commerciale di Washington si alza. Ma la Cina difficilmente si piegherà per trovare un accordo secondo i termini del tycoon
AFP
Fonte red
Una chiamata da Xi? Trump dovrà attendere a lungo
La pressione commerciale di Washington si alza. Ma la Cina difficilmente si piegherà per trovare un accordo secondo i termini del tycoon

PECHINO / WASHINGTON - Dopo la moratoria decisa in settimana, Donald Trump, ieri, ha esentato dalla mannaia dei suoi dazi anche alcuni prodotti tecnologici - dagli smartphone ai computer, passando per gli hard disk e tanti altri dispositivi - e tutta la componentistica vitale per la loro realizzazione, dai chip fino a quei preziosissimi semiconduttori con cui vengono assemblati. Un altro, piccolo - ma neanche troppo - passo indietro che si è tradotto in una boccata di ossigeno enorme per tutto il settore del tech e che, probabilmente, avrà il suo riverbero sull'apertura dei mercati di lunedì.

E proprio lunedì - ossia, domani - il presidente degli Stati Uniti ha promesso che entrerà nel dettaglio della sua decisione. «Saremo molto specifici», ha assicurato, limitandosi a precisare che «si parla di un sacco di soldi» che gli Stati Uniti si stanno portando a casa. Qualcosa in più ha aggiunto la portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt, spiegando che diverse aziende «si stanno affrettando nel trasferire la loro produzione» nel paese, «il prima possibile», perché - in estrema sintesi - «l'America non può dipendere dalla Cina» per la sua produzione nel settore tecnologico.

Perché si sa, la Cina - proprio come il Messico e il Canada - è tra i veri obiettivi del Risiko commerciale intavolato da Trump. E lui stesso ha sostenuto nei giorni scorsi che sarà sufficiente una «telefonata» a chiarire tutto. A trovare un accordo tra Washington e Pechino. È difficile però immaginare che sia Xi Jinping a fare la prima mossa, come probabilmente auspicano alla Casa Bianca. E ancor di più lo è dopo che il tycoon ha incorniciato con un poco aulico «mi stanno baciando il culo per fare accordi» quelle cancellerie che hanno alzato la cornetta per trovare un'intesa con Washington. Parole che molto probabilmente avranno galvanizzato l'elettore medio del Nebraska, ma che di certo non avranno avuto un'eco gradevole all'interno dello Zhongnanhai.

La situazione viene ben inquadrata dalle parole che Steve Tsang, direttore del SOAS China Institute presso l'Università di Londra, ha affidato a The Atlantic. «Cercare di negoziare secondo i termini degli Stati Uniti sarebbe profondamente imbarazzante per Xi e potrebbe indebolire la sua posizione e anche il suo controllo sul Partito comunista e quindi sul paese». In altre parole, se è una telefonata da Pechino che aspetta, Donald Trump potrebbe dover trascorrere molto tempo di fianco al telefono.

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