Che resta comunque da record negativo storico, ad aiutare la ripresa generale e l'aumento delle farmaceutiche
BERNA - La Svizzera ha conosciuto un secondo trimestre con un calo storico del prodotto interno lordo (PIL), che si è contratto del 7,3%. La diminuzione, seppur importante, è meno forte di quanto inizialmente annunciato. La Segreteria di Stato dell'economia (SECO) ha rivisto al rialzo la prima stima del -8,2%, secondo dati diffusi oggi.
L'allentamento delle restrizioni sanitarie avvenuto relativamente presto e la struttura settoriale dell'economia svizzera hanno contribuito a evitare un crollo del PIL ancora più marcato, si legge in un comunicato odierno.
In particolare, nel secondo trimestre l'industria chimica e farmaceutica ha pur sempre registrato un aumento dello 0,3% del valore aggiunto, stabilizzando i risultati dell'intera industria manifatturiera (-10,3%, prima della revisione: -9,0 %), anche se non è stata in grado di compensare le perdite dei rami industriali più sensibili alle variazioni congiunturali.
Il consumo privato (-8,1%, prima della revisione: -8,6%) è crollato per via della pandemia e dei provvedimenti di contenimento; gli investimenti in beni di equipaggiamento sono fortemente regrediti (-10,0%, prima della revisione: -11,7%). Infine, dato il brusco calo della domanda estera, si sono ridotte anche le esportazioni di beni (-6,5%, prima delle revisione: -9,4%) e di servizi (-15,3%, prima della revisione: -15,9%).