«Se caso i fallimenti arriveranno con un certo ritardo, in 12, 24 o 36 mesi» spiega Heinz Huber di Raiffeisen
ZURIGO - Nonostante la seconda ondata del coronavirus non vi sono segnali di un aumento delle bancarotte di piccole e medie imprese (PMI): lo afferma il presidente della direzione di Raiffeisen Heinz Huber, che non ravvisa nemmeno una crescita delle inadempienze sui prestiti.
«Al momento non abbiamo indicazioni relative a un'ondata di fallimenti», afferma - in un'intervista pubblicata oggi dal Blick - il dirigente che, con il suo istituto, ha concesso oltre 24'000 crediti nell'ambito del programma Covid. I prestiti forniscono infatti liquidità alle ditte e il lavoro ridotto aiuta ad ammortizzare la crisi, spiega il manager.
«Se caso i fallimenti arriveranno con un certo ritardo, in 12, 24 o 36 mesi», aggiunge Huber. Già oggi alcune PMI si stanno chiedendo se saranno mai in grado di tornare ai livelli di fatturato pre-crisi e se dovranno apportare modifiche alla struttura dei loro costi. «C'è chi procederà a licenziamenti: queste misure, per quanto dure, assicurano la sopravvivenza delle imprese per il futuro».
Nel frattempo Raiffeisen non ha notato un aumento di clienti in difficoltà sui crediti: vi è peraltro anche da dire che quando questi ultimi sono stati erogati era stato previsto che nei primi tre mesi non fossero ammortizzati. «Le aziende hanno bisogno di tempo e di respirare», osserva lo specialista con trascorsi presso UBS, Credit Suisse e Banca cantonale di Turgovia. Vi sono però già anche i primi prestiti rimborsati, un po' più di un migliaio.
Come noto quest'anno i dipendenti di Raiffeisen riceveranno per l'ultima volta un bonus variabile. Questo perché è stato deciso di abolire il versamento di gratifiche individuali: a partire dall'anno prossimo entrerà in vigore un sistema collettivo di partecipazione agli utili. «Così facendo mettiamo in primo piano le prestazioni di squadra», si dice convinto il 56enne. Tuttavia il volume complessivo dei compensi dovrebbe rimanere più o meno invariato.
Interrogato sulla reazione delle maestranze di Raiffeisen quando il mese scorso hanno scoperto che l'ex CEO Pierin Vincenz con la sua carta di credito aziendale pagava le frequentazioni dei locali erotici, le stanze di albergo demolite o gli appuntamenti con le amicizie trovate su Tinder, Huber taglia corto: «È in corso un procedimento penale, non ci possiamo esprimere». Ma la banca chiederà un risarcimento, nell'ambito del dossier? «Se potremo avanzare rivendicazioni in base a una condotta sbagliata, lo faremo», risponde il presidente della direzione, in carica dal 2019.