La sanzione è stata emessa dall Commissione europea. L'istituto svizzero ha violato le norme sulla concorrenza
Bruxelles ha multato anche Bank of America Merrill Lynch e Crédit Agricole. Nel cartello era coinvolta anche Deutsche Bank, che però non è stata sanzionata perché ha rivelato l'esistenza dell'intesa.
BRUXELLES / ZURIGO - Credit Suisse si è vista infliggere dalla Commissione europea una multa di 11,9 milioni di euro (13 milioni di franchi) per essersi accordata per anni con altre banche sul mercato obbligazionario, violando così le norme sulla concorrenza.
L'autorità europea ha emanato sanzioni per quasi 29 milioni di euro complessivi. Oltre all'istituto elvetico dovranno passare alla cassa l'americana Bank of America Merrill Lynch (multa di circa 13 milioni di euro) e la francese Crédit Agricole (4 milioni). Nell'intesa era coinvolta anche Deutsche Bank, che non è però stata sanzionata perché ha rivelato l'esistenza del cartello ai funzionari di Bruxelles.
«Il comportamento delle banche ha limitato la concorrenza in un mercato in cui i fondi di investimento e le casse pensioni acquistano e vendono regolarmente obbligazioni per conto dei propri investitori e pensionati», ha affermato la vicepresidente della Commissione Ue, Margrethe Vestager. «Il cartello ha danneggiato i mercati finanziari e la decisione odierna invia un chiaro messaggio che la Commissione non tollererà alcun tipo di comportamento collusivo».
Un cartello durato cinque anni
Le quattro banche di investimento per cinque anni hanno partecipato a un cartello tramite un gruppo ristretto di trader che lavoravano nelle rispettive divisioni di obbligazioni in dollari ed erano in regolare contatto tra loro. Gli operatori, che erano in concorrenza diretta, normalmente si collegavano a chat room bilaterali o multilaterali sui terminali Bloomberg. Secondo la Commissione si conoscevano personalmente e si sono scambiati reciprocamente aggiornamenti ricorrenti sulle proprie attività di negoziazione, barattando informazioni commercialmente sensibili. Si sono così coordinati sui prezzi mostrati ai clienti o al mercato in generale.
Partita nell'agosto 2015, l'indagine dell'antitrust Ue ha rivelato che, al di là dei prezzi, le società in questione hanno trovato intese anche su vari aspetti delle operazioni, astenendosi ad esempio da fare offerte o dal rimuovere offerte dal mercato, suddividendo le negoziazioni tra di loro e combinando o riducendo le rispettive posizioni per soddisfare la domanda di un cliente specifico.